lunedì 23 settembre 2013

Inoubliable Romy



Inoubliable Romy....


Non sono niente nella vita ma tutto sullo schermo
                                                  Romy Schneider

                                              



Sembra che così amasse definirsi qualla che, se non per tutti, quantomeno per molti, è stata semplicemente la Principessa Sissi.
Ma Romy Schneider è stata molto di più, un'attrice dalla personalità poliedrica e complessa,
una donna coraggiosa e spesso controcorrente, segnata da una vita tumultuosa e carica di infelicità, di cui assaggiò il successo e le tragedie più spietate, un'icona di bellezza magnetica e senza tempo.



                                                            



Nonostante il suo dichiarato amore giovanile per il disegno e la pittura, a cui avrebbe voluto dedicarsi, il suo destino cinematografico sembra segnato fin dalla giovanissima età.

                                                         






































                                                                       



























Dopo aver esordito sugli schermi a soli quindici anni per volere della madre, Magda Schneider, attice di successo, raggiunge velocemente la notorietà interpretando, dapprima, " L'amore di una grande regina", dedicato alla giovinezza della Regina Vittoria, e, in seguito, la trilogia ispirata alla vita dell' Imperatrice Elisabetta d'Austria, meglio nota come Sissi, che ne consacrò definitivamente il successo e la straordinaria notorietà.                                       



Romy in "La giovane Regina Vittoria"


                                                           

Romy in "Katia, regina senza corona" del 1959



                                


"Il ruolo di Sissi mi è rimasto appiccicato addosso tutta la vita", dirà in seguito senza nascondere un certo rammarico.
Nonostante i destini del personaggio e dell'attrice si riveleranno sorprendentemente somiglianti, Romy trascorrerà tutta la vita nel tentativo di fuggire da questo ruolo ingombrante che ne ha segnato, nel bene e nel male, l'intera esistenza.





                                                                 






"Non ho mai odiato recitare nel ruolo di Sissi. - aggiunge - Al contrario il personaggio era interessante. Sissi voleva essere libera, amava quello che la corte detestava, la poesia, i cavalli, la natura, gli dei, mentre era circondata da persone che amavano soltanto l'aspetto ristretto della vita.
Diciamo che era molto vicina a quello che sono io. Invece, quello che detestavo, era che continuamente, giorno dopo giorno, mi si parlava solo di Sissi, mi si vedeva solo come Sissi.
Questo mi annoiava e mi irritava con il passare del tempo. Non avevo più nessuna personalità,
l'attrice, la donna, Romy, non esisteva più..."
Con straordinaria lucidità, dirà poi di sé " La verità è che ho avuto troppo successo troppo presto,
e senza meritarlo. Mia madre, un'attrice famosa, ha sempre tenuto moltissimo alla mia carriera.
Mia nonna era una nota attrice di teatro. Anche mio padre, il primo marito di mia madre, era attore. Non ho fatto nessuna fatica a recitare, ce l'avevo nel sangue, mi è venuto naturale.
Sono stata, in ogni senso, una privilegiata dal nepotismo."
"Ho avuto successo nel cinema soltanto per caso, ed esclusivamente in parti cretine"- aggiungeva  - " Di ben 22 film che ho girato, tutti nel ruolo di protagonista, non ce n'è uno di cui possa parlare con fierezza.
Quando mi rivedo come una bambolina svenevole, coperta di pizzi e gioielli, mi viene il disgusto.
Capisco come i giornali mi prendessero in giro, o la gente potesse trovarmi antipatica", dichiara con malcelato sarcasmo e forte insofferenza.   




                                                   
                                                               




                                                                         





























                                                     


                                                                           






                                                



Karlheinz Bohm, suo partner nella serie, in cui interpretava il ruolo di Francesco Giuseppe, rivelerà nel corso di un'intervista il profondo imbarazzo che quei film provocarono nella matura attrice Romy Schneider, e che questo peso abbia contribuito a creare in lei quella profonda insoddisfazione che ne determinò, negli ultimi anni, l'alcolismo e la depressione.

          


                                                                                     




Sta di fatto che, grazie al ruolo di Sissi, Romy non diventa soltanto la principessa dalla grazia fiabesca e incantata che tutti ricordano, ma ottiene, giovanissima, l'indiscusso riconoscimento delle sue doti di straordinaria bellezza e capacità espressiva che la porteranno, nel giro di pochi anni, a girare ben undici film, tutti, invariabilmente, di successo.
Tra questi, ne spicca uno in particolare, "Christine. L'amante pura", girato nel 1958, che segnerà, per la giovane diva austriaca, la svolta definitiva.

                                                   


                               

                                                         
                                                                  


                
                                                                      


E' sul set viennese di questo film che conosce, infatti, Alain Delon, attore francese quasi coetaneo, non ancora sex-symbol noto a livello internazionale, ma dal fascino che già all'epoca, come ebbe a dire Cocteau, ricorda "gli animali feroci". 
Spregiudicato, dall'appeal trasgressivo e inquieto, lui, splendida, di una bellezza aristocratica e delicata, lei, si dice che tra i due non sia scoccata da subito la scintilla, che anzi, durante la lavorazione del film, si scontrarono non poco,e che lei lo avesse trovato "troppo bello,troppo giovane, troppo pettinato" quando lui, all'epoca attore semi sconosciuto,si era presentato con un fascio di fiori ad accoglierla al suo arrivo all'aeroporto di Parigi. Eppure l'inesorabile cammino del destino si era già messo moto,e il volo di ritorno dopo la conclusione delle riprese segna l'inizio della loro straordinaria e ineguagliata storia d'amore.
" Ho capito quanto la mia vita fosse insulsa prima di conoscere Alain", rivela.
Romy si lascia tutto alle spalle, Vienna, l'Austria, la madre, la stessa principessa Sissi, che l'aveva consacrata a star di fama mondiale, per seguire Alain, va a vivere con lui a Parigi, nel nido d'amore sul XVI arrondissement, con vista mozzafiato sulla Tour Eiffel, oggi messo in vendita da Sotheby's per 46 milioni di euro. 
"A Parigi sono la donna più felice del mondo- aggiunge - Non esiste altra città come questa per vivere la vita".                                          


                                                           


                                                                        






                                                                             








                                                                                 










                                                                       










                                                                            







                                                                            















Il trasferimento a Parigi segnerà un decisivo cambiamento nella vita e nella carriera di questa giovane donna, la cui parabola ascendente è appena cominciata. 
Accanto ad Alain, entra in contatto con il sofisticato ambiente intellettuale e bohèmienne parigino, che inizialmente guarderà dall'alto al basso la fanciulla austriaca dall'aria sognante, ma il fascino indiscutibile che lei ed Alain suscitano avrà la meglio sulle resistenze iniziali.



Bellissimi e terribilmente innamorati, vivono la loro favola a mille all'ora sullo sfondo di una Parigi in estasi ad ogni loro apparizione, l'euforia li circonda, la stampa dell'epoca, semplicemente, li ama.... 
    

















           

 E la loro storia d'amore sembra destinata a trasformarsi in un sodalizio d'eccezione anche sulle scene. E' nel '58, infatti, all'epoca degli inizi della storia con Alain, che Romy ha un altro incontro che segnerà per sempre la sua vita, quello con Luchino Visconti a Spoleto.
Il regista, amante della bellezza in tutte le sue forme ed espressioni, rimane immediatamente colpito dal fascino della giovane attrice austriaca, intuendone le attitudini interpretative, e arrivando a consigliare al ribelle Delon di non lasciarla andare...
In seguito a quel primo incontro, fu proprio Visconti, avendo presagito lo straordinario potenziale di
entrambi, a volerli l'uno accanto all'altra in "Peccato che sia una sgualdrina", pìece teatrale dal dramma elisabettiano di Jhon Ford del 1632, con cui il regista tornava sulle scene parigine dopo la regia di "Due sull'altalena".

Romy e Alain con Luchino Visconti

                         






Romy e Alain in "Peccato che sia una sgualdrina"
                                                                             





Romy con Alain e Visconti
                                                                                  








                                                                              









                                                                                  















Romy con Visconti all'epoca di " Peccato che sia una sgualdrina"






L'opera, ambientata a Parma, racconta della storia d'amore incestuosa trai due protagonisti, Giovanni e Annabella, interpretati appunto da Alain e Romy, all'insaputa del marito di lei, Soranzo. Quando quest'ultimo scopre la tresca, Giovanni uccide Annabella, per poi lascirsi uccidere dal cognato, rivale in amore. Un dramma, dunque, ad alta tensione, in cui la passione travolgente dei sentimenti si scontra con un mondo corrotto e ipocrita.
Per Romy, che non ha mai recitato in teatro, si tratta di una grande opportunità, si sottopone a prove estenuanti sotto lo sguardo esigente di Visconti, prende lezioni di dizione per migliorare il suo francese, cerca di dare il meglio con instancabile determinazione, come sempre farà nel corso della sua lunga carriera.
Fragile all'apparenza, e dall'aspetto etereo che le fa dimostrare meno dei suoi anni, darà prova di una maturità e una forza sconosciute al suo partner sul palco e nella vita, Alain.
Alla prima dello spettacolo, andato in scena la sera del 29 marzo del '61 al Thèatre de Paris, assistè tutto il bel mondo di Parigi, con Ingrid Bergman, Simone Signoret, Edith Piaf , Jean Marais, Anna Magnani, e molti altri nomi noti, decretandone il successo straordinario, e, soprattutto, la grande occasione di debutto per Romy in quella che sarebbe diventata la sua nuova patria, la Francia.


                                                 


Ed è ancora Visconti a volerla l'anno dopo in Italia ne "Il lavoro", uno degli episodi di Boccaccio '70, tratto da "Au bord du lit" di Maupassant, in cui interpreta il ruolo di Pupe - lo stesso nome della donna di cui il regista era stato innamorato in gioventù - e che ne segna la trasformazione in donna sofisticata ed elegante, dallo stile Coco Chanel....





















La sua carriera è in piena ascesa, in seguito alle recensioni positive della critica per le sue interpretazioni. Nel '59 veste ancora una volta i panni della protagonista di un romanzo storico, la splendida "Katia, regina senza corona" di Robert Siodmach, in cui sembra far rivivere il mito della principessa Sissi.

                                                               

Il '62 è un anno decisivo per lei, che gira il suo primo film americano, "I vincitori", per la regia di Foreman e con un cast stellare - George Peppard, George Hamilton e Peter Fonda sono alcuni dei protagonisti-, e l'importante prova de "Il processo" , tratto dall'omonimo romanzo di Kafka, diretto e interpretato da Orson Wells, Anthony Perkins e Jeanne Moreau, in cui, dismessi i panni della fanciulla splendida e dalla bellezza ingenuamente accattivante, riesce per la prima volta a far risaltare le sue doti di attice drammatica.
L'anno successivo ottiene un ruolo da protagonista ne "Il Cardinale", importante film diretto da Otto Preminger, in cui un prelato americano, nell'atto di ricevere la porpora cardinalizia, ricorda il sentimento sbocciato tra lui e la sua giovane allieva durante un periodo di crisi trascorso a Vienna, all'epoca dell'avvento del nazismo.  


Romy con Anthony Perkins ne "Il processo" di Orson Wells




Una intensa Romy ne "Il processo"





Romy e Anthony Perkins in una scena del film






Romy con Anthony Perkins


                              

E questo è soltanto l'inizio di una carriera in cui sembra non commettere errori, e di cui molto deve - di questo Romy è consapevole- all'incontro con Visconti, capace con "perfida" maestria di di tirarne fuori le doti nascoste, mettendone in luce la complessa personalità. Il rapporto che si stabilì tra loro andava oltre le scene, un rapporto quasi padre-figlia - che Romy non aveva avuto con il padre naturale, anch'egli attore, essendo cresciuta in collegio, esattamente come Delon, dopo la separazione dei genitori-, che si rivelò decisivo per la sua carriera e la sua vita.


                                              
                                



                                                                           

Il regista, cerebrale ed apparentemente incapace d'affetti, l'amò come mai amò nessuna attrice,tanto da regalarle un anello nero con brillanti che era appartenuto a sua madre, ed esaltandone la naturale forza di carattere, la bellezza, la potenza interpretativa. Non nascondeva che avrebbe voluto vederla sposata a Delon, - al quale ha dato la grande occasione con "Rocco e i suoi fratelli", nel '60, e nel '63 con lo splendido ruolo di Ranieri ne "Il Gattopardo" - , dichiarando in un'intervista che "Romy è la donna giusta per mettere le briglie ad Alain, non capisco perchè non si sposino."














                                                                                










                                                                              









                                                                                 




















Romy sul set de "Il Gattopardo" di Visconti con Alain Delon e Burt Lancaster



Ma, come spesso accade nella vita, le cose andranno diversamente.
Ad un certo punto, il rapporto tra Romy e Alain comincia ad incrinarsi. Non è chiaro come accadde, quel che sembra è che, quando Romy espresse il desiderio di sposarlo, l'irrequieto Alain cominciò ad allontanarsi da lei.... Eppure, fu la stessa Schneider a dichiarare, anni dopo, di non aver mai desiderato il matrimonio, neppure con quello che considerava l'amore più importante della sua vita, Alain Delon.
Sta di fatto che qualcosa, tra di loro, all'epoca era cambiato, tanto che, di ritorno in Francia dal set di un film girato all'estero, Romy non trova Alain ad attenderla nella loro casa parigina.
Quello che vede, nella loro casa ormai solitaria, è soltanto un biglietto, accanto ad un mazzo di rose. "Sono in Messico con Nathalie. Ciao. Delon".
Nella sua vita c'è un'altra donna, Nathalie, al secolo Francine Canovas, cresciuta nei sobborghi di Casablanca. I due si assomigliano come due gocce d'acqua. La sposerà poco dopo, e da lei avrà un figlio, Anthony.
E' il 1964. Il colpo per Romy è durissimo. E' allo sbando, si riprenderà solo due anni più tardi, grazie all'incontro con il regista tedesco Harry Meyen, con cui si trasferisce a Berlino, e dal quale avrà un figlio, David Christopher. 


                                                                              
























                                                                                   













                                                                                    




























Il mancato matrimonio con Romy Schneider è stato uno dei più grandi rimpianti nella vita di Alain Delon. Non cesserà mai di amarla.
Per Romy, la fine del rapporto con Alain, insieme alla solitudine e all'instabilità affettiva vissuta 
nell'infanzia, marca l'inizio di quella china che ne segnerà per sempre la vita privata.
Eppure, gli inizi della sua relazione con il marito sembrano regalarle nuovamente entusiasmo e voglia di vivere, tanto da spingerla a dichiarare " Apprezzo l'ironia di Harry e il suo senso dell'umorismo delicato, la sua intelligenza, il suo fascino, la sua superiorità. A dir la verità, amo tutto, assolutamente tutto, in lui.... Lo considero un regista brillante, di fama internazionale, un uomo di teatro che non si interessa molto di cinema. Non è cosa che fa per lui.
Ho capito che il talento, la personalità, il fascino non bastano. Bisogna avere la felicità. Fino ad oggi era quello che mi mancava di più. Mi sento bene e felice come non mai. Non sono mai stata così libera. Mi è impossibile non amarlo."
Il matrimonio con Meyen si rivelerà, in realtà, non facile nè esente da ombre, sia per le incomprensioni e le forti differenze caratteriali tra i due, sia a causa degli insuccessi professionali di Harry - la pìece teatrale di Thomas Bernhard, finanziata da Romy, infatti, e  le produzioni operistiche del Tannhauser di Wagner e de Il barbiere di Siviglia, entrambe dirette da Meyen, non si riveleranno all'altezza delle aspettative - che contibuiscono a minare definitivamente il loro rapporto.
L'attice sente sempre più  forte la nostalgia per il cinema e per la Francia, da cui si era allontanata dopo la maternità, sentendo riaccendersi il desiderio di riprendere la sua carriera, con il senso di libertà che ad essa si accompagnava, cosa che non è accettata di buon grado da Meyen. 
E' durante questo periodo che Romy comincia a fare uso di analgesici - di cui il marito si serviva regolarmente  per combattere l'emicrania-, accompagnandoli con vino rosso, per vincere l'ansia ricorrente che l'attanaglia. Nel giro di breve tempo, cominciano a manifestarsi in lei i primi sintomi di una dipendenza da alcool e barbiturici.
Dopo una tormentata relazione, nel '73 anche l'unione con Meyen naufraga.
In un'intervista rilasciata anni più tardi, l'attrice austriaca dichiarerà che, tra le cause della sua rottura con Meyen, ci sarebbe stata anche l'invadenza della stampa, e la pressione esercitata dal continuo richiamo al ruolo di Sissi.  "Avevo voglia di dare schiaffi a tutti quando leggevo che i giornali titolavano "Sissi si è sposata" , "Sissi ha avuto un figlio" oppure "Com'è essere il marito di Sissi?"- rivela - Se alla fine io e Harry abbiamo divorziato, questo problema ne è stato sicuramente una delle cause." 
Dopo un divorzio costatole un milione e mezzo di marchi, corrispondenti all'ammontare della metà del suo patrimonio all'epoca, versati all'ex marito in cambio della custodia del figlio, Romy torna a Parigi con il piccolo David. Il regista si suiciderà nel '79.




                                                                   




















                                                                               








                                                                                



























Lei e Alain si reincontrano qualche anno dopo la rottura, nel '69, sul set de "La piscina" di Jacques Deray , in cui Romy interpreta Marianne, una giornalista moglie di uno scrittore fallito, che si trova al centro di un intrigo amoroso con il suo ex amante. Memorabile è il momento in cui si incontrano, dopo anni di lontananza, all'aeroporto di Nizza, in cui Alain, come fece tanti anni prima al loro primo incontro per le riprese del film "Christine", va ad accogliere una emozionata e commossa Romy al suo arrivo in Francia.  
L'attrazione tra i due è ancora viva, il loro rapporto durerà anche negli anni a venire, però non possono più stare insieme, forse anche per la presenza di Meyen accanto a Romy, interrottasi solo qualche anno più tardi.


                                                                      















                                               











                                              





















































                                                                             





                                                                              




                                                                                  



















                                                                                


























Nel '70 Romy è in Italia per girare "La Califfa", film d'esordio alla regia dello scrittore Alberto Bevilacqua, che porta sullo schermo il romanzo che che gli aveva dato larga notorietà anni prima, e che la convince ad accettare il ruolo di Irene, detta la Califfa, splendida e volitiva protagonista dalle idee socialiste.
 In realtà, aveva esitato prima di accettare di interpretare quel personaggio che riteneva "troppo" italiano per lei, attrice dalla bellezza e dalla personalità europea. Anche in queste vesti dà prova di una forza interpretativa straordinaria.
Chi ebbe l'occasione di vederla a Roma in quel periodo, in cui aveva affittato una villa sull'Appia Antica, rimase incantato, oltre che dal suo fascino, dalla complicità che aveva con suo figlio, il piccolo David Christopher all'epoca di tre anni e mezzo, angelo dalla bellezza accecante. 
A colpire maggiormente di lei, all'epoca, era l'incredibile semplicità  fuori dallo schermo, nella vita privata. Aveva 32 anni, era un'attrice molto nota, eppure, nonostante le trasformazioni profonde che aveva subito, era ancora molto lontana dall'immagine di diva altera e trasgressiva che sarebbe diventata in seguito.
La sua carriera si arricchisce di  interpretazioni che ne consacrano l'immagine di attrice di fama internazionale, anche se è soprattutto la Francia ad essersi innamorata di lei, adottandola a tutti gli effetti.
In entrambe le immagini Romy con Yves Montand, suo partner in "E' simpatico, ma gli romperei il muso"- uscito in Francia
come " César e Rosalie"- di Claude Sautet. Durante tutta la sua vita in Francia, Romy è stata legata da profonda amicizia a Montand e a sua moglie, Simone Signoret.


                                                                          

Negli anni '70 gira una serie di  film importanti diretta soprattutto da registi francesi, in particolare da Claude Sautet che la dirige in " L'amante" con Michel Piccoli, " E' simpatico ma gli romperei il muso" con Yves Montand, "Una donna semplice" - che le varrà, nel '79, il premio César-, e che, in seguito, la descriverà "tormentata, pura, violenta, orgogliosa". 
"E' un insieme di fascino velenoso e purezza verginale. E' come un Allegro di Mozart, - aggiunge il regista - è la vivacità personificata, può passare dall'aggressività virile, alla dolcezza più sottile.  
Un' attrice che va oltre tutto ciò che è quotidiano per attingere ad una dimensione solare.
Possiede un'aura straordinaria. Poche attrici sono riuscite, come lei, a superare in modo così veloce le tappe che vanno dalla commedia alla tragedia".


                                                                 
                                                                         


           


                                                                                












                                                                               























                                                                                          
















                                                                                   








                                                                                      
































                                                                           

























Se il grande schermo la incorona regina assoluta, è nella sua vita privata che continuano a manifestarsi con sempre maggiore frequenza le crisi depressive legate alla spirale di dipendenza da alcool e farmaci in cui, in seguito al difficile divorzio, è a poco a poco inequivocabilmente scivolata.
Dopo il fallimento dell'unione con Meyen, si lancia freneticamente nella vita mondana, cerca di nuovo la felicità in un secondo matrimonio con Daniel Biasini, suo segretario, di dieci anni più giovane di lei.








                                                                                     

Da questa unione nasce una figlia, Sarah, oggi attrice affermata in Francia dopo una laurea in storia dell'arte alla Sorbona, e dal sorriso splendido che fu di sua madre Romy.




A quanti la criticarono per la sua decisione di unirsi in matrimonio con un uomo più giovane, Romy rispondeva " Quando mi innamoro di un uomo non inizio domandandogli la carta d'identità....
Daniel avrebbe potuto avere cinquant'anni, e l'avrei sposato lo stesso.
Sono follemente innamorata di mio marito. Nessuno mi ha mai amata come lui. Sono la sua ragione di vita. Si preoccupa del mio lavoro, ha senso degli affari e ama l'avventura". 
Ma anche questa relazione si rivela un insuccesso, sia per le presunte infedeltà di lui, che per quello che Romy  avrebbe considerato un vero e proprio tradimento professionale, oltre che personale, dopo che Daniel, autore della sceneggiatura di un film per il regista Sautet, amico di entrambi, non ne parlò alla moglie, preferendole e suggerendo al regista un'altra attrice, più giovane di lei.
In realtà, Romy non ha mai dimenticato il suo grande amore, Alain Delon, e,  forse inconsapevolmente, continua a soffrire della fine della loro storia.
"L'uomo più importante della mia vita resta Alain- scrive nel '77- Quando ho bisogno di lui, è sempre pronto a tendermi la mano. Ancora oggi è l'unica persona su cui possa davvero contare. Correrebbe in mio aiuto in qualsiasi momento. Alain non mi ha mai abbandonata a me stessa, nè ieri nè oggi."

                                                           



Romy con Michel Piccoli
                                                          

Michel Piccoli, suo partner ne L'amante, ha dichiarato " Romy non ha mai avuto una vita normale.  La sua vita è sempre stata sull'orlo del precipizio, della disfatta. Ha dovuto sopportare disgrazie insopportabili. Ha avuto grosse difficoltà ad accettarsi come star, come la donna di cui tutti erano innamorati".
" Era una donna forte, alla ricerca di una felicità che, purtroppo, le sfuggiva."




                                                   















                                                                              












                                                                               
                                                                                     





                                                                                   

























Romy con Luchino Visconti sul set di Ludwig








Nel '73 arriva per lei una opportunità decisiva, che segnerà l'apice della sua carriera artistica.
E' ancora una volta Luchino Visconti a volere sullo schermo la sua musa ispiratrice nei panni di
Elisabetta d'Austria accanto all'enigmatico Helmut Berger in "Ludwig".
Non più, dunque, l'eterea e sognante Sissi, ma l' Elisabetta della maturità, segnata dalla vita e dal destino, proprio come la stessa Romy






In questa e nelle immagini precedenti, Romy nel ruolo di Elisabetta in "Ludwig"
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