domenica 15 dicembre 2013

                                           A princess's appearance...

                       The enchanting Audrey

                     Un'epoca, uno stile, una donna
 

                             
                                      
                                                       
                                                            I believe in pink...




 
 
"La mia carriera e' per me un mistero assoluto...


 "Fu una vera sorpresa, fin dal primo giorno. Non avevo mai pensato che un giorno avrei fatto l'attrice, girato film, con una faccia come la mia, che tutto sarebbe successo come e' accaduto...
Da bambina mi hanno insegnato che era maleducazione richiamare l'attenzione su di sé, mi dicevano che non dovevo dare spettacolo, mai.
Ed oggi mi guadagno da vivere proprio cosi', facendo film..."
Sembra incredibile, eppure a pronunciare queste parole e' proprio lei, Audrey Hepburn, che con l'incedere di una principessa divenuta regina attraverso' con grazia incomparabile il palcoscenico hollywoodiano, senza mai perdere la sua vera identita'.
Sofisticata, senza essere altera, diafana e delicata, senza cedere alla fragilita', impersono', fin dal suo primo ingresso nel variegato mondo del cinema, un mix irresistibile di candore e charme che la resero, indelebilmente, un'icona. Senza tempo... Tanto da rappresentare ancora oggi un esempio di personalita' e bellezza semplice, magnetica, segnata da un velo di malinconia, che ha affascinato e continua ad affascinare intere generazioni...


 


Benche'  nata in una agiata famiglia, e cresciuta in un ambiente cosmopolita - il padre, Joseph Ruston, di nazionalita' britannica, apparteneva al clan degli Hepburn, tra i cui antenati spiccava anche il conte di Bothwell, terzo marito di Maria Stuarda, regina di Scozia, mentre la madre, Ella van Heemstra, era un'aristocratica olandese - l'infanzia di Audrey fu precocemente segnata dall'abbandono e dagli orrori della guerra, esperienze  che ne formarono il carattere, rendendola profondamente sensibile alla sofferenza degli altri, e dotandola di una straordinaria capacita' di donare amore. " Sono nata con un'enorme bisogno di affetto - affermo' spesso da adulta - e un tremendo bisogno di darlo".



Aveva soltanto sei anni quando assiste', impotente, alla separazione dei genitori, e nel periodo successivo, in cui frequento' un esclusivo collegio del Kent, ricevette dal padre, che adorava, non piu' di un paio di visite, per non rivederlo piu' negli anni successivi, fino all'eta' adulta.
La mancanza di affetto e l'allontanamento del padre, oltre a renderla solitaria e taciturna, ne fecero una donna intimamente fragile nelle relazioni d'amore. "L'abbandono mi ha accompagnato in tutte le mie storie d'amore. Quando mi sono innamorata e sposata, ho vissuto con la paura costante di essere abbandonata".
Anche con la madre, Ella, i rapporti non furono mai semplici. Per quanto amasse profondamente la figlia, e fu disposta ad affrontare qualsiasi sacrificio per lei, la baronessa Van Heemstra aveva di fondo un'impostazione fortemente vittoriana, le trasmise il valore del duro lavoro e dell'onesta', ma fu sempre severa, fredda, critica, emotivamente distante, incapace di esprimere affettivita' nei suoi confronti. " Tu non sei molto interessante", sembra amasse ricordarle spesso da bambina. 
"Mia madre era capace di grande amore" - riconobbe Audrey da adulta - " Ma non fu sempre in grado di esprimerlo".


 


In questo clima emotivo, durante gli anni trascorsi in Inghilterra dal '36 al'39, in cui visse in collegio lontana da entrambi i genitori, Audrey comincio' a sviluppare quello spirito di indipendenza che, insieme al desiderio profondo di avere una famiglia sua, l'accompagno' negli anni a venire, facendole scoprire quella che sarebbe diventata e fu, sempre,
 la sua piu' grande passione, la danza...


 
Rientrate in Olanda, ritenendola al sicuro dalle mire tedesche, dopo il saggio di chiusura dell'anno scolastico, Audrey ed Ella assistettero, la sera del 9 maggio 1939, allo spettacolo del
Sadler'e Wells Ballet, grande compagnia di danza inglese, tenuto ad Arnhem, citta' nei pressi dell'elegante borgo di Velp, in cui sorgeva la tenuta dei Van Heemstra.
"Mia madre mi fece confezionare per l'occasione un lungo vestito di taffeta', me lo ricordo bene, non avevo mai avuto un abito lungo in vita mia, ovviamente..."
Quella sera rappresenta l'ultimo momento di serenita' nell'infanzia di Audrey.
Il giorno dopo, 10 maggio 1939, le truppe naziste invasero senza preavviso Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo, per bombardare Rotterdam tre giorni piu' tardi, giungendo anche ad Arnhem, dove bombardarono, razziarono e confiscarono i beni dei Van Heemstra, a cui era stato inizialmente concesso di rimanere nella loro tenuta.
"L'occupazione... e' una parola cosi' piccola per descrivere l'eternita' di ogni giorno da quando i tedeschi invasero il nostro paese, lo saccheggiarono e vi si insediarono per renderci schiavi."
Questa esperienza, in cui visse durante l'intera adolescenza, la segno' per sempre...
" Ho conosciuto la morsa gelida del terrore umano, l'ho visto, l'ho sentito, non se ne andra' mai via.
Non era soltanto un incubo, ero la', ed e' successo davvero."
Assiste' alla deportazione, soffri' la malnutrizione, la desolazione, la fame.
Nel giugno del 1942, uno zio di Audrey, fratello di sua madre Ella, giudice benvoluto e stimato, dedito alla causa della pace, un cugino, e quattro vicini di casa, vennero radunati nel giardino di casa e giustiziati per rappresaglia dai tedeschi.
Audrey aveva ell'epoca tredici anni. "Non minimizzate nulla di cio' che sentite dire o leggete sui nazisti. Era peggio di come potreste immaginare. Vedemmo come misero i miei parenti contro un muro e li fucilarono".
Ancora una volta, la danza la salvo' dalla solitudine e dall'orrore.
La baronessa Van Heemstra, che nel frattempo aveva cominciato a collaborare con la resistenza, nascondendo partigiani in casa,  la iscrisse ad un corso di danza presso il Conservatorio, organizzando, insieme alla figlia e ad altri studenti, spettacoli clandestini al fine di raccogliere fondi per la resistenza, eseguiti con le tende chiuse e nella quasi totale oscurita', a cui non potevano seguire applausi, per nessun motivo...
"Il miglior pubblico che abbia mai avuto resto' in silenzio alla fine dello spettacolo" amava ricordare ripensando a quei momenti...
"Non c'e' niente al mondo di piu' determinato di una bambina che ha un sogno.
Desideravo danzare piu' di quanto temessi i tedeschi, non c'era niente che potesse fermare i miei piedini entusiasti"...
In quegli anni, non fu soltanto un'ardente ballerina, ma partecipo' attivamente alla resistenza, rischiando piu' volte la vita. Dietro le indicazioni di un partigiano, una volta raggiunse un paracadutista inglese nascosto nella foresta di Arnhem, in attesa di informazioni.
Fingendo di raccogliere fiori, lo raggiunse, comunicandogli il messaggio, e ritornando sul sentiero incontro' due soldati tedeschi, che la fermarono immediatamente, chiedendole cosa stesse facendo in quella zona, a cui era proibito l'accesso. Simulando di non aver capito la domanda, offri' loro sorridendo un mazzo di fiori, che le salvo' la vita, facendole sospirare, tra sé e sé, missione compiuta...
 
 
 
 
 
Ed in quel periodo si profilo' per la giovane Audrey un ulteriore pericolo, quello di essere arrestata e deportata come cittadina britannica. Nella loro sistematica propaganda anti-britannica, i nazisti erano giunti al punto di vietare le importazioni di biscotti e conserve inglesi, e chiunque avesse qualsiasi legame con il Regno Unito, correva un forte rischio. In quanto cittdina inglese, con un nome anglosassone e di lingua inglese, Audrey era notevolmente esposta alle ritorsioni dei tedeschi, e dovette crearsi una nuova identita'. La baronessa la iscrisse a scuola sotto il nome di Edda van Heemstra, tipicamente olandese, lingua in cui doveva parlare abitualmente in pubblico, ove i tedeschi avrebbero potuto sentire il suo accento tipicamente british, acuisito durante gli anni trascorsi nel Kent. Fu durante l'occupazione che la sua formazione poliglotta plasmo' completamente il suo accento, che sarebbe divenuto un tratto inconfondibile ed inimitabile dell'attrice Audrey Hepburn.
"Durante gli anni della mia formazione, dal '39 al '47, parlai olandese, mia madre e' olandese, mio padre inglese e io sono nata in Belgio. Quindi sentivo parlare inglese e olandese in casa e francese fuori casa... Poi avevo parlato correntemente soltanto in inglese nel collegio del Kent e soltanto olandese ad Arnhem, in Olanda. Non c'e' una lingua in cui mi possa rilassare quando sono stanca, il mio orecchio non e' mai stato abituato ad un'unica inflessione"...



Tra i momenti peggiori di quegli anni, vi fu il fallito tentativo di liberazione di Arnhem del settembre '44, concepito dal generale Montgomery, comandante delle forze armate britanniche in Europa, e approvato dal generale americano Eisenhower, fu uno dei piani piu' audaci e spregiudicati del conflitto, mirante a liberare la citta', detta, in codice, the market, il mercato, conquistare otto ponti olandesi con paracadutisti e truppe di terra, aprirsi un corridoio per la Germania, detta the garden, il giardino...
Dopo la liberazione di Parigi, il 25 agosto, e di Bruxelles il 4 settembre, la conquista di "The market" si sarebbe rivelata determinante.
L'operazione, scattata la mattina del 17 settembre, falli' miseramente la sera del 20, quando la situazione si fece disperata per gli alleati angloamericani, che si trovarono di fronte ad una citta' distrutta e data alle fiamme dai tedeschi inferociti, che "... percorrevano le strade lanciando esplosivi contro gli edifici e buttandovi dentro bombe al fosforo, il cui gas ci brucio', ci esauri'..." come ricordo' il maggiore inglese Tony Hibbert.
La popolazione olandese sprofondo' in una voragine ancora piu' profonda, lasciata morire di fame dagli invasori,in uno degli inverni piu' rigidi mai registrati.
"Fummo tra le novantamile persone costrette a partire - ricordo' Audrey - mia madre ci porto' nella tenuta di campagna di mio nonno, ma non fu una vacanza... Passammo intere giornate senza niente da mangiare, seduti e tremanti dal freddo, in una casa senza riscaldamento e luce. Vivemmo come sospesi, niente vita, notizie, libri o sapone. Eppure, tutto questo era niente rispetto all'orrore quotidiano... Per molto tempo non avemmo altro da mangiare tranne i bulbi dei tulipani...
... Avevo sentito dire che si puo' dimenticare la fame dormendo. Forse, pensai, avrei potuto dormire tutto il Natale, ma prima dovevo affrontare le scale per salire in camera mia. Tentai, ma non ci riuscii, ero troppo debole..."
Pesava quaranta chili, per un metro e settanta di altezza. "Sopravvivemmo con una fetta di pane al giorno, fatto con l'erba, e una tazza di brodo acquoso preparato con una patata.
Se andavi avanti, forse vivevi, e se vivevi allora non eri morto.
Ovviamente avevamo perso tutto, la nostra casa, i beni, i soldi, ma non ce ne importava nulla. Se fossimo sopravvissuti... quella era l'unica cosa che contava"...
 
 

La liberta' arrivo' soltanto il giorno del suo sedicesimo compleanno, il 4 maggio del 1945, quando senti' un suono di passi nello scantinato. " Corsi alla finestra, e vidi il primo contingente inglese. La liberta' ha un odore speciale per me: quello della benzina e delle sigarette inglesi... Quando corsi fuori per salutare i militari, respirai l'odore di benzina come se fosse un profumo prezioso. E chiesi una sigaretta, anche se mi fece tossire..."
Domando' del cioccolato, e un soldato gliene diede cinque tavolette. Le divoro' avidamente e stette male, ma non perse mai la passione per il tabacco e per il cioccolato...
 
 
 

Eccola con le inseparabili Will's Gold Flake che si fa mandare direttamente dall'Inghilterra e che aspira con un lungo bocchino...




Fu dopo la liberazione che ebbe il primo contatto con l'UNRRA, organizzazione che sarebbe
diventata UNICEF, sia beneficiando degli aiuti dell'organizzazione, che partecipando alla distribuzione di viveri e medicinali. Fra tutti paesi europei, l'Olanda era tra quelli che avevano subito una occupazione piu' lunga, tra i primi ad essere occupato e gli ultimi ad essere liberato. Una delle battaglie che portarono alla liberazione olandese, combattuta dalle Forze Alleate proprio ad Arnhem, ispiro' anni piu' tardi il film di Richard Attenborough " Quell'ultimo ponte".
Tra i pazienti assistiti da Audrey, c'era un paracadutista inglese che aveva partecipato alla battaglia, e che avrebbe incontrato di nuovo anni piu' tardi, un certo Terence Young...
Sul set di " Wait until dark", in cui interpreta il ruolo di una donna non vedente, perseguitata da un killer, Audrey Hepburn riconobbe nel regista, noto per aver diretto i primi film di James Bond, quel giovane paracadutista che, una volta guarito, era tornato ad Arnhem per girare un film-documentario dei tragici eventi del '44, Men of Arnhem... Il loro legame si rafforzo' fino a diventare una lunga amicizia, punteggiata dagli scherzi di Terence, che amava ricodare gli anni della guerra con una punta di humour, " Se avessi mirato un po' piu' a sinistra, sarei senza lavoro adesso..."
La fine della guerra segno' un periodo molto duro per la giovane Audrey, che sprofondo' in una profonda depressione, nonostante, grazie ai sacrifici di Ella, che aveva trovato lavoro come cuoca per pagare l'affitto di un appartamento ad Amsterdam, avesse ripreso a studiare danza sotto la guida di Sonia Gaskell, grande innovatrice e fondatrice del Balletto Nazionale Olandese. Nonostante la vivacita', il talento e l'ambizione, le privazioni subite avevano avuto un effetto devastante sul fisico di Audrey, acuito dallo stato di prostrazione psicologica che la rendeva profondamente malinconica.
" Sono stata spesso depressa e insoddisfatta di me stessa. Si potrebbe persino dire che mi odiavo, in alcuni momenti. Pareva che non riuscissi a gestire nessuno dei miei problemi o a far fronte alle persone che incontravo" " ... Avevo passato gli anni della guerra priva di cibo, libri, musica, vestiti. Cominciai a compensare mangiando tutto quello che trovavo, in particolare cioccolato... Diventai gonfia e poco attraente come una palla..." Il suo giudizio era esagerato, non era grassa, ma si appesanti', arrivando a pesare sessantotto chili, troppi, rispetto ai quaranta a cui era scesa durante l'occupazione.                            



Ancora una volta, come era accaduto negli precedenti, e' la danza a salvarla... La sfida era quella di entrare nella scuola di danza londinese diretta dalla grande ballerina polacca Marie Rambert, che aveva lavorato, fra gli altri, anche con Stravinsky e Isadora Duncan, e a cui Sonia Gaskell l'avrebbe raccomandata, se fosse tornata al suo peso forma.



Con l'aiuto della baronessa van Heemstra, che comincio' a lavorare come portinaia in un elegante condominio di Myfair, tra Hyde Park e Grosvenor Square, la giovane e sconosciuta Audrey Hepburn si presento' alle prove al Cambridge Circus forte del suo metro e settanta di altezza, cinquanta chili di peso, tanta energia e " il sogno di di indossare un tutu' e ballare al Covent Garden"...


 
 
Nonostante lavorasse da mattina a sera, " la mia prima lezione di danza era alle dieci di mattina, l'ultima alle sei di sera, quindi lavoravo e lavoravo tutto il giorno, fino a notte", il sogno di diventare prima ballerina svani' di fronte ad una fisicita' ritenuta inadatta al duro allenamento richiesto ad una ballerina professionista, fortemente compromessa a causa della malnutrizione, in piu' era troppo alta per qualsiasi partner maschile dell'epoca. "La mia abilita' tecnica non poteva reggere il confronto con quella delle altre ragazze che avevano frequentato per cinque anni la Sadler's Wells, avendo cibo decente e rifugi antiaerei.Tuttavia, consideravo l'impegno nel musical molto al di sotto delle mie possibilita'". Trascorse un giorno nella sua stanza, e ricordo' " di aver desiderato morire".
La guerra le aveva rubato il suo sogno, ma uno nuovo si sarebbe profilato, di li' a pochi anni, all'orizzonte...
Nel frattempo, continuo' a lavorare come modella ed ebbe un ingaggio teatrale in una commedia musicale molto in voga all'epoca, rappresentata a Londra e Broadway, High button shoes, definito dal Daily Telegraph " ...uno degli spettacoli piu' pazzi e scompigliati che Londra abbia mai visto da parecchio tempo"... Lo spettacolo, apparentemente, non le apri' una nuova strada, ma Cecil Landeau, il produttore, riconoscendone l'espressivita' ed il talento, le offri' una parte nella rivista musicale che avrebbe debuttato al Cambridge Theatre, sotto un nome intrigante, Sauce Tartare, nel genere della commedia musicale alla Feydeau...
 
 

Le doti di vivacita', entusiasmo, grazie, ed indefinibile fascino che l'accompagnavano, ebbero la meglio sulle privazioni subite. Il fotografo di moda, Antony Beauchamp, davanti al cui obiettivo avevano posato dive del calibro di Vivien Leigh e Grata Garbo, ebbe la sensazione di avere fatto una vera scoperta... Audrey possedeva "... una tale purezza e bellezza spirituale" che incantavano chiunque la vedesse...


pictures by Antony Beauchamp, 1950, London, Audrey Hepburn Estate Collection

Il successo di Sauce Tartare fu tale che Cecil Landeau si decise a metterne in scena il seguito, Sauce Piquante, un vivace ensemble di scenette comiche e satiriche che facevano il verso a famosi spettacoli di quegli anni, in cui Audrey comparve in costume di lame' ed orecchie da folletto nelle vesti dello spirito dello champagne..


 
Fu proprio in Sauce Piquante che Audrey comunico'  una sensazione che l'avrebbe accompagnata in tutta la sua carriera, una richiesta di protezione e fascino che contemporaneamente esercitava con assoluta naturalezza sul pubblico, e che colpirono sceneggiatori e cineasti.
Dopo questi contatti, capi' di poter puntare sull'arte drammatica, diversa dalle scenette di cabaret e riviste musicali in cui tutto si basava sull'improvvisazione e la disinvoltura dell'istante. Comincio' a studiare recitazione seriamente, per la prima volta dopo le lezioni di danza, con Felix Aylmer,  rinomato interprete di Shakespeare e Shaw, il cui insegnamento si concentrava nella massima "Il portamento e' tutto, e lei - Audrey - lo possedeva naturalmente"... Con Felix, Audrey imparo' a studiare, provando e discutendo scene tratte da opere classiche e moderne, imparando a modulare la voce e ad accentuare le battute del dialogo, " mi insegno' a concentrarmi intelligentemente su quello che facevo"... Grazie ai contatti di Aylmer, fece un provino per Quo vadis, e il regista scelse lei.
"Esaminammo per tre mesi centinaia di ragazze.  A Londra pensai di aver trovato Lygia, l'eroina cristiana del film, in  una giovane attrice di nome Audrey Hepburn. La trovai strepitosa... Ma la Metro Goldwin Mayer la respinse. Non potevamo usare una sconosciuta" . La parte ando' a Deborah Kerr.
 
 

Non piu' ballerina, ma non ancora attrice, recito' in piccole parti per l'Associated British Pictures Corporation, che sarebbe passata ad in comproprieta' a Jack Warner, della Worner Bros., che segnarono i suoi primi passi nel mondo del cinema. Ma non fu facile... Dopo aver recitato nel ruolo di Cigarettes in Risate in paradiso, in cui impersonava una venditrice di sigarette in un night club,




ed avere ottenuto sette scene in Racconto di giovani mogli, in cui era una giovane dattilografa nubile, " l'unica esperienza infelice che abbia mai fatto, girando un film ", riusci' ad ottenere un provino per la parte di Nora Brentano in un thriller politico sullo stile di Joseph Conrad e Graham Greene, The secret people...







La storia e' quella di due sorelle, Maria e Nora Brentano, fuggite a Londra dopo l'assassinio del loro padre, e coinvolte nel complotto per eliminare il dittatore responsabile dell'omicidio. Il complotto, che prevede l'eslosione di una bomba durante uno spettacolo di danza, fallisce, una delle due sorelle viene arrestata, riuscendo a fuggire e cambiabndo identita'. Nora la crede morta, alla fine le due sorelle si ritrovano...
"Era il mio personaggio piu' importante, fino ad allora, - avrebbe raccontato Audrey - ed ero molto emozionata. to mi risultava piu' che familiare, ci ero passata, e cio' alleviava il mio nervosismo. Altro colpo di fortuna, Nora era una ballerina. Dentro di me, in fondo, mi dicevo che, alla peggio, se mi fossi dimenticata una battuta, potevo sempre cavarmi d'impaccio con una piroetta senza uscire dal personaggio!".




Accanto ad Audrey, che nella pellicola si esibisce anche in due brevi sequenze di danza, nel ruolo di Maria compare una giovane attrice italiana, al suo trentaduesimo film, la vulcanica Valentina Cortese...




Dotata di forte personalita', e di esperienza della vita hollywoodiana, Valentina mise in guardia la giovane ed inesperta collega dal rilasciare dichiarazioni sulla vita privata, dandole suggerimenti che rimasero impressi nella giovane Audrey Hepburn, sempre molto riservata quando si tratto' di parlare di sé... " Se un'attrice e' famosa, la gente vuole sapere gli affari suoi per sentire che la conosce. A volte puo' essere una cosa molto commovente, ma ci deve essere permesso di condurre le nostre vite private. A Hollywood e' tremendo, si aspettano che che tu sia pronto a fare qualunque cosa per loro, non soltanto quando stai girando un film. Pensaci bene prima di firmare un contratto a lunga scadenza, mia cara, - aggiunse - La liberta' e' la cosa piu' bella di tutte"...
Tra le due giovani donne si instaura un rapporto affettuoso e complice. "Andavamo a Londra la sera, agghindate come due regine, " ricorda Audrey nel 1980, " una volta abbiamo cenato in un ristorante molto chic e abbiamo fumato entrambe il sigaro. Abbiamo riso come due sciocchine, perché no?
la adoravo...". Ma Audrey non si risparmia, e fa' di tutto per essere all'altezza del suo primo grande ruolo, affrontando ore di prove in esterno, girate sotto una pioggia battente e ad una temperatura polare, facendo ricorso a tutte le sue energie psichiche per risultare credibile.
"E' stato il primo film che ho voluto veramente girare, gli altri erano soltanto schiuma in cima al bicchiere di birra". In una scena in cui deve piangere, si siede in un angolo isolato "... e ho rivisto tutto quello che era accaduto ad Arnhem come un film che mi scorresse davanti agli occhi. La realta' era molto piu' spaventosa, e io vi ero stata coinvolta in prima persona. Invece di bloccare queste immagini, ho lasciato che mi invadessero, che mi penetrassero. Contrariamente alla terribile impressione che avevo provato, non mi hanno ucciso, e per la mia scena ho utilizzato l'emozione che mi hanno suscitato. Questo espediente e' stato piu' proficuo di tutti i corsi di arte drammatica che ho seguito, prima e dopo. Mi ha insegnato tutto quello che so sulla concentrazione, ho imparato ad affidarmi all'autenticita' dei miei sentimenti".   
Mancano soltanto due anni a Vacanze Romane, eppure niente lascia presagire la svolta imminente...
Su consiglio di Valentina, che intravede nel viaggio in Costa Azzurra la chance di possibili incontri, Audrey accetta di trasferirsi nel Principato di Monaco per girare una commedia musicale, Vacanze a Montecarlo, ed e' in una spendida giornata della primavera del'51 che il suo destino comincia a compiersi... dopo aver fatto colazione con uova sode e una fetta di pane tostato, pensa di avere davanti a sé una giornata di lavoro come tante, che anche in questo caso, non l'entusiasmava - la sceneggiatura sembrava insensata, e alla sua uscita il film si rivelo' un insuccesso - mentre non sa che nella sua vita sta' per irrompere un ciclone di nome Colette...





Sidonie Gabrielle Colette, nota soltanto come Colette, scrittrice, poetessa, donna ribelle dalla vita avventurosa, si trovava all'Hotel de Paris su consiglio dei medici per riposare, ma in realta' era piu' desta che mai... Da quando era in sospeso il progetto di produrre a Broadway uno spettacolo ispirato ad uno dei suoi piu' noti romanzi, Gigi, si era messa a cercare la protagonista ovunque andasse, per la strada, nelle fotografie, sulla spiaggia, ma inutilmente, nessuna delle possibili candidate l'aveva soddisfatta...
Rientrando in albergo sulla sedia a rotelle, si accorse con disappunto che la sala da pranzo dell'hotel era chiusa per le riprese di un film... Con fare imperioso, si inoltro' tra la piccola folla di tecnici, attori e ammiratori, interrompendo la scena, per osservare piu' da vicino qualcosa che aveva catturato la sua attenzione... " Et voila' - disse tra sé - " c'est Gigi..." Il suo fiuto infallibile aveva finalmente trovato la sua protagonista, una giovane e sconosciuta Audrey Hepburn...
" Ma non posso - reagi' un'incredula Audrey - non ho mai recitato, sono una ballerina, non ho mai recitato sul palcoscenico!!" Ma Colette fu irremovibile, proprio perché era una ballerina sapeva lavorare sodo, e ce l'avrebbe fatta... "Ero rimasta di sasso,- avrebbe ricordato Audrey - quando ci ripenso, non ero affatto entusiasta, semmai terrorizzata. Avrei preferito che non mi avesse visto, temevo di andare incontro ad una terribile umiliazione. Tutto quello che volevo era finire il film e andare in spiaggia... Colette fece tutto quello che poteva per infondermi fiducia, ho sempre la fotografia che mi regalo' a quell'epoca..."
Provarono qualche battuta insieme, parlarono di viaggi, musica, amore, e, a fine serata, Colette le regalo' un'immagine con dedica, " A Audrey Hepburn, il tesoro che ho trovato sulla spiaggia"...




La storia di Gigi, raccontata nel romanzo di Colette, rientra nel classico filone della satira sociale francese, in cui una giovane adolescente parigina, allevata dalla nonna, dalla zia e dalla madre per diventare l'amante di un ricco gentiluomo, rifiuta di diventare una cortigiana e seguire gli insegnamenti delle tre donne, e, alla fine, anziché accettare una relazione di convenienza, con grande disappunto delle amabili parenti, lo sposa per amore...



 
Recitare in quel ruolo richiedeva l'abilita' di un'attrice esperta che Audrey, inevitabilmente, non aveva. "Cominciai a camminare sulle nuvole - racconto' ricordando l'episodio - nuvole di preoccupazione"... Quando, la mattina del 7 luglio '51, incontro' a Londra in una sala del Savoy Hotel,  Anita Loos, che aveva curato l'adattamento teatrale del romanzo di Colette, e Gilbert Miller, il produttore, cerco' di spiegare che non pronta per una parte principale, ma non erano d'accordo,"... e non avrei certo insistito per far cambiare loro idea"... Ad impuntarsi fu Anita Loos, autrice di "Gli uomini preferiscono le bionde", che vide in quella ragazzina intimidita, cosi' diversa dai canoni di bellezza imperanti in quegli anni, qualcosa di speciale, che avrebbe segnato un'epoca.
Audrey Hepburn possedeva un fascino magnetico, e aveva " tutto quello che conta in una donna"... 
A dispetto delle esitazioni, e benche' spaventatissima durante le prove,

 
Audrey seppe dimostrare, sin dal debutto, il 24 novembre 1951 al Fulton Theatre di Broadway, una qualita' rara, l'autorevolezza sul pubblico, che fa si' che tutti ti guardino quando sei sul palco...

 
 
Il successo e' immediato, nel giro di due ore Audrey diventa una celebrita', "... un'intelligenza da maschiaccio, una sincera innocenza, la sua interpretazione giunge come una ventata d'aria fresca in una stagione afosa" , Life ne decreta il successo, "La signorina Hepburn diventa una stella al primo colpo negli USA", dedicandole un articolo a tutta pagina, " E' nata una stella" , fanno eco riviste e critici, lodandone " l'incontestabile bellezza e il talento"...
Dopo soltanto una settimana di spettacoli, il nome di Audrey campeggia sulla locandina sopra l'ingresso del teatro,
 
 
 
 
i fotografi le fanno ala mentre avvita l'ultima lampadina dell'insegna che illumina il suo nome,
 
 
 
immortalandone la grazia quando, scendendo dalla scala, scherza con i giornalisti con aria disarmante... " Ahime'... e devo ancora imparare a recitare..."
Ha soltanto ventidue anni, e come la protagonista di un film, diventa da un giorno all'altro una celebrita', incantando critica e pubblico con una Gigi teneramente spontanea e monella...
 
 
 
 

 

 
E non c'era soltanto l'affascinante ed irresistibile Gigi all'orrizonte...




Prima del successo a Broadway, e mentre si trovava ancora a Londra, Audrey aveva incontrato al Claridge's Hotel William Wyler, regista molto noto ad Hollywood, due premi Oscar, che stava cercando un'attrice per un film da girare a Roma l'estate successiva, Vacanze Romane...  La trama, che racconta la storia di una prncipessa in fuga per ventiquattr'ore con un giornalista americano, avrebbe ricordato a molti le vicende sentimentali di una ben nota principessa, innamoratasi di Peter Townsend, e per interpretare questo ruolo serviva un volto assolutamente nuovo, con un nonsoché di speciale... Dopo aver visto una copertina che ritraeva una sconosciuta Audrey Hepburn, il responsabile dell'ufficio londinese della Paramount aveva pensato di sottoporla a Wyler. Il regista ebbe l'immediata impressione di trovarsi di fronte ad una ragazza "molto attenta, molto intelligente, molto ambiziosa e con molto talento", perdipiu' con un'adorabile accento che l'avrebbe resa perfetta nei panni della sua protagonista, una principessa europea. Non conoscendo il regista, ed ignorandone l'ingombrante notorieta', Audrey non fu intimidita nel trovarsi davanti a lui, e si comporto' con assoluta naturalezza, conquistandolo... " Non sapevo cosa ci si aspettasse da me", avrebbe ricordato di quell'incontro. Notoriamente esigente,  capace di logorare anche gli attori piu' esperti per ottenerne interpretazioni memorabili, Wyler fu sicuro di aver fatto centro nella scelta di Audrey dopo aver visionato il provino a cui la fece sottoporre, rimasto nella storia del cinema...
Vestita di una lunga camicia da notte bianca, Audrey interpreto' la famosa scena in cui la principessa Anna, insofferente alla disciplina e al protocollo regale, assiste all'enumerazione degli impegni del giorno dopo da parte di un'arcigna dama di compagnia.

 
Terminata la scena, con l'aria piu' naturale e spontanea, Audrey si mise a sedere chiedendo "Com'ero? andava bene?", continuando a scherzare con la troupe, ignara del fatto che la macchina da presa fosse stata lasciata accesa per espressa disposizione di Wyler, e il vero provino comincio' allora... " Non ho sentito nessuno dire Stop!", e' l'esclamazione che le avrebbe fatto conquistare la parte. Dopo essersi rivestita, comincio' a parlare con un'assistente del regista, che le chiese di sé, del suo lavoro, dell'infanzia in Olanda, senza sapere che i suoi stati d'animo sarebbero rimasti immortali.

"Mi riprese al naturale, non mentre recitavo", ricordo' dopo essere venuta a conoscenza dell'abile stratagemma... 

La sua audizione venne spedita a Wyler, nel frattempo rientrato ad Hollywood, che ne fu entusiasta, "Sono felicissimo, sono tutti entusiasti...", " Eravamo incantati, non e' merito di nessuno se la scritturammo immediatamente", aggiunse un dirigente della Paramount.



Prima di partire per New York, dove il travolgente successo di Gigi l'attendeva, firmando il contratto con la Paramount per girare sette pellicole nei sette anni successivi, Audrey fu scritturata per due ruoli da protagonista contemporaneamente, a Broadway e a Hollywood, entrando nella storia del cinema come la prima attrice in assoluto che riusci' ad imporsi in parti principali, pur non avendo esperienza ed essendo pressoche' sconosciuta negli ambienti che contano.
Il suo sogno era diventare ballerina, ma fu il cinema, che era stato per lei un ripiego, benche' recitare le venisse assolutamente naturale, a definirne l'identita'. " Lavorai per soldi, perché ne avevo bisogno - avrebbe detto anni piu' tardi, " Ma fui fortunata.  Avevo scelto una professione che mi piaceva, ed ebbi la fortuna tremenda di essere scoperta da William Wyler... Da allora in poi, lavorai in film di qualita', potendo permettermi di accettarli per il puro piacere di farli. Sarei stata una pazza se vi avessi rinunciato...!!"
 

 
Prima di vestire i panni della principessa Anna, ed entrare per sempre nel cuore del pubblico, Audrey dovette affrontare e gestire una situazione assolutamente nuova per lei, la notorieta', che non attuti' la sensazione di profonda insicurezza con cui dovette combattere nel corso di tutta la sua carriera. Nonostante il successo di pubblico, e i numerosi riconoscimenti, resto', di fatto, convinta di non sapere recitare, considerandosi un'attrice che recita d'intuito, mentre ancora impara, e fu proprio l'umilta', unita al senso di vulnerabilita' e magnetismo che emanava, a far si' che chiunque la vedesse non potesse fare a meno di innamorarsene...
 
 

Meno di un mese dopo il debutto di Gigi, il 19 dicembre, la baronessa Ella, che nel frattempo aveva trovato lavoro come decoratrice d'interni a Londra, raggiunse la figlia a Broadway per assistere allo spettacolo. " Sei stata brava, mia cara, considerando che non hai talento", fu il suo commento...
Fortunatamente, Audrey aveva trovato dietro le quinte una seconda madre, consigliera ed insegnante in Cathleen Nesbitt, attrice inglese molto nota in quegli anni, soprattutto per la sua interpretazione del ruolo di mrs. Higgins nella produzione teatrale di My Fair Lady, messa in scena a New York nel'56, e che impersonava la parte di Alicia, zia di Gigi, nella pièce ispirata al romanzo di Colette...


 
Sotto la sua guida, Audrey supero' gran parte delle sue incertezze, imparando i tempi delle battute, lavorando sulla dizione e modulazione della voce.
 
 
 
Intuendone le grandi potenzialita', nonostante Audrey "fosse terribilmente spaventata", Cathleen la guido' incoraggiandola, difendendola e sostenendola, fino a far sbocciare l' irresistibile freschezza di Gigi...
 
 
 
Ed e' proprio Gigi a trasformare la "ballerina dagli occhi grandi", come amavano definirla sul palcoscenico, in una stella di Broadway...
 
 

Audrey at Times Square 18th December 1951
 pronta a spiccare il volo verso il luogo che piu' di ogni altro l'avrebbe resa indimenticabile, Roma...
 
 
 

 
Rimandato dalla Paramount per il protrarsi dell'inaspettato successo di Gigi a Broadway, l'inizio delle riprese di Vacanze Romane slitto' fino al giugno del '52, nel pieno della calura di un'afosa estate romana.
In realta', il processo di lavorazione del film fu lungo e complesso, fin dalla stesura della sceneggiatura, per la quale erano stati impiegati ben cinque anni di tentativi, e la cui versione definitiva non prese di fatto forma  fino alla fine delle riprese.
Mentre era impegnata con le repliche di Gigi, Audrey fece la sua prima apparizione alla televisione statunitense, interpretando un estratto del dramma " Nine days for a Queen", in cui porto' sullo schermo la storia di Lady Jane Grey, regina d'Inghilterra per nove giorni,
 

 a febbraio lesse l'ultima versione di Vacanze Romane, di cui alcune scene  furono riscritte per Wyler dagli sceneggiatori italiani Suso Cecchi d'Amico ed Ennio Flaiano durante la lavorazione del film, il 31 maggio concluse le repliche di Gigi, e fu pronta per trasformarsi nell'indimenticabile principessa ribelle...

 
 
 
Il primo incontro fondamentale per la creazione del personaggio, che Audrey aveva fatto nel febbraio dello stesso anno, durante la fase di programmazione e preproduzione del film, mentre ancora calcava il palcoscenico di Broadway, fu con uno dei personaggi piu' amati, influenti e
temuti di Hollywood, l'onnipotente ed inflessibile Edith Head...
 
 
Laureata a Stanford, intelligenza acuta e volonta' di ferro, la capo costumista della Paramount le aveva vestite tutte, da Marlene Dietrich, Bette Davis, Norma Desmond, a Ginger Rogers, Gloria Swanson, Grace Kelly, Sophia Loren, Katharine Hepburn, Elizabeth Taylor, Tippy Hedren e tante altre, disegnando alcuni dei costumi piu' belli della storia di Hollywood, lavorando con i registi piu' importanti, tra cui il maestro del brivido Alfred Hitckook, in oltre settecento produzioni,  ed arrivando a collezionare, durante sessant'anni di carriera, il record assoluto ed ineguagliato di  otto premi Oscar...
 
 
 
 
Nota per la discrezione, il rigore e l'inossidabile rigidita' con cui approcciava il lavoro e le persone, aveva una sua personalissima ricetta sul come dovesse vestire una donna...
" A dress should be tight enough to show you are a woman, and loose enough to prove you are a lady"...
 
 

 
Un abito deve essere aderente abbastanza per mostrare che sei una donna, e abbastanza ampio per dimostrare che sei una signora...


 
Sicura del suo infallibile intuito, Edith rimase impressionata dallo stile, la personalita' e la classe di Audrey, che le apparve per la prima volta indossando un completo scuro con colletto e polsini bianchi, un ramoscello di mughetti bianchi all'occhiello, guanti anch'essi bianchi...
"Era una ragazza incredibilmente avanti rispetto alla moda...
Si vestiva di proposito in modo diverso dalle altre donne ed evidenziava la sua magrezza, facendone cosi' il suo punto di forza"...
Audrey by Milton Greene                                                                            
"Ne sapeva di moda piu' di qualsiasi altra artista con cui avessi lavorato, eccetto Marlene Dietrich... Ma cio' che mi colpi' maggiormente fu il suo corpo. Avrebbe potuto essere il manichino perfetto per qualunque mia creazione. Sapevo che sarei stata tentata di disegnare abiti che avrebbero sovrastato il personaggio. Avrei potuto usarla per far bella mostra del mio talento e sminuire il suo, ma non lo feci. Ammetto pero' che presi in considerazione l'idea..." ammise la donna anni piu' tardi.
 
"Sapeva esattamente come valorizzare le sue migliori risorse - racconta Edith - dava il meglio nei ruoli di fanciulla sofisticata. Ma quello he mi piaceva di piu' in lei e' che calcolava ogni decisione come un uomo d'affari, dando tuttavia l'impressione di essere completamente ingenua"...
La professionalita' di Edith e la fermezza di Audrey, decisa a non lasciarsi sovrastare dai diktat della moda imperante, né dall'ingombrante personalita' della costumista, ebbero la meglio, e tra le due donne si instauro' un rapporto di amicizia duraturo...

 

 

 

 
 
 
Stando ad Edith, nessun'altra aveva facilitato il suo lavoro come Audrey che, nonostante la giovane eta', dimostro' una personalita' non comune, apportando modifiche significative agli schizzi che le venivano proposti, cominciando ad ideare quello stile personale che l'avrebbe resa inconfondibile. Ebbe per gli abiti di scena la stessa attenzione che riservava al suo guardaroba personale, ed ogni costumista imparo' che non avrebbe mai indossato un abito che non approvasse. E raramente si sbagliava...
Oltre ad allestire l'elegante collezione di abiti principeschi, che avrebbero vestito Audrey nel suo ruolo regale, fatto di pesante broccato, fascia ricamata, tiara e guanti bianchi, accessori indispensabili per i reali europei dell'epoca, e che avrebbero creato un netto contrasto con la giovinezza e l'innocenza della protagonista,
 
 
 


Edith creo' il celebre abbigliamento estivo fatto di gonne ampie e scarpe basse con cui la principessa birichina scorrazza per le vie di Roma, attraverso una rivisitazione in stile casual del new look lanciato da Dior nel'47, dando vita ad un nuovo modello di femminilita', esile, sbarazzino ed elegante, agli antipodi con quello degli '50, di cui  Audrey diviene per sempre il simbolo... Con le sue adorate camicie bianche da uomo, che ama indossare annodate sul davanti, e che stira lei stessa, come confessa candidamente in una delle prime interviste, ispira Edith Head nel creare il guardaroba quotidiano della principessa, arricchendo lo stile personale di Audrey con dettagli precisi ed impercettibili che contribuiranno a creare il personaggio Audrey Hepburn.  
Ed è proprio lei a lanciare nel mondo la passione per tutto cio' che è italiano, la Vespa, la Lambretta, scarpe a punta  e pantaloni senza risvolto per gli uomini, bar con il caffe' espresso e il gelato a Piazza di Spagna, con la sua birichineria spumeggiante e la dignita' di una regina diventa la prima ambasciatrice del made in Italy... 
 



 Nonostante i rinvii, e le difficolta' della preproduzione, le riprese del film segnarono l'instaurarsi di un sodalizio straordinario tra la troupe e la popolazione, turisti ed ammiratori, assiepati ogni giorno intorno alle transenne per assistere alle riprese esterne, fino a raggiungere le diecimila persone ai piedi di Trinita' dei Monti, mentre Audrey e Gregory Peck si godono una vista mozzafiato...

 
 
 
 Con la sua aria da cerbiatta, venata di malinconia, Audrey e' perfetta nei panni della principessa Anna, il cui personaggio la riveste come una seconda pelle. Come Anna, Audrey si e' ribellata alla condizione che la vita sembra averle imposto, andando alla scoperta del mondo...
 
 







Nei panni della principessa, Audrey dice di voler fare soltanto "quello che desidera tanto, senza nessun controllo, andare in giro e sedersi a un caffe', guardare le vetrine dei negozi, mischiarsi alla gente, divertirsi", e guardandola si ha l'impressione di assistere alla passeggiata di quella che sta' per diventare una diva...

 
 
 
 
 Alla ricerca del suo vero io, la prima mossa cha fa e' quella di tagliarsi i capelli, sotto lo sguardo attonito di uno sbigottito parrucchiere...



" Ma non le rincrescera' poi? Tutti via?"
"Tutti via" e' la sua laconica risposta, e il gioco e' appena cominciato...
 
 

 Siamo all'inizio degli anni '50, epoca fortemente conformista, soffocante e conservatrice, in cui l'ideale della brava ragazza e' quello di sposarsi, mettere su famiglia, seguendo l'esempio di sua madre, eppure, con questo taglio di capelli, Audrey riesce a far sognare milioni di ragazze, anticipando il profumo dei favolosi anni '60, in cui una ragazza diventa donna trovando se stessa, e di cui con il suo stile unico, inconfondibile, inimitabile, diventera' per sempre icona... 
Le prime scene girate in esterno a Roma, o nei teatri di posa a Cinecitta', creano un'inatteso ed entusiasmante scompiglio dietro le quinte, in cui registi, autori ed addetti della Paramount si arrovellano per capire il segreto di questa ragazza, talmente diversa da quante l'avevano preceduta, e in cui il regista William Wyler, poco avvezzo a lasciarsi impressionare, aveva visto "il fascino, l'innocenza e il talento che stavamo cercando", tanto da preferirla alla piu' nota Elizabeth Taylor.
Dopo soltanto due settimane di riprese, il suo partner Gregory Peck, mostro sacro, stella del cinema al suo ventesimo film, e con tanto di diritto di veto sulla scelta della protagonista femminile, chiamo' il suo agente, chiedendo che, nei titoli, il nome di Audrey venisse messo in risalto quanto il suo dicendo, come avrebbe lui stesso amato ricordare negli anni, " sono abbastanza intelligente da capire che questa ragazza vincera' l'Oscar al suo primo film, e sembrero' uno sciocco se il suo nome non e' in cima insieme al mio"...
 
 
 
"Aveva un buon carattere, e credo che la gente colse quell'aspetto" disse in seguito parlando della sua giovane partner " non conosceva meschinita' o cattiveria. Non aveva nulla delle personalita' traditrici, avide, meschine e pettegole che si incontrano in quest'ambiente. Mi e' piaciuta molto, anzi le ho voluto bene. Era facile innanmorarsene..."

 


" Piu' che regale, - come spesso sentiva ripetere - mi piace pensare che fosse audace.
E' una ragazza molto divertente - affermo' in seguito - e ho sempre pensato che avrebbe dovuto fare piu' commedie. Continuarono a vederla come appare in quel film, e di fatto le incollarono addosso quell'immagine, anzi cercarono di rifare continuamente una variazione di Vacanze Romane... Non che non abbia avuto una fantastica carriera, ma vorrei che le fosse stato permesso di fare qualche film comico, ogni tanto..." 

 
 

 
 

 




"Di questo film girato a Roma ho conservato un ricordo incantevole" ricorda Audrey parlando di Vacanze Romane. " Gregory Peck ha, nel mio cuore, un posto a sé... forse perché era la prima star che ho conosciuto? In realta' e' un uomo straordinario, pieno di autentica semplicita'  straordinariamente gentile con tutti".
Al loro primo incontro, la sera stessa del suo arrivo a Roma, all'hotel Excelsior, Gregory Peck, divo dal '45, le stringe la mano, chiamandola " Altezza reale", e lei timidamente gli risponde "Spero di non deluderla"... 
" Eravamo un'allegra compagnia, senza nessuno che facesse i capricci o innalzasse barriere..." ricorda ancora Audrey parlando di quell'estate romana - " Quanto prima imparai a rilassarmi, a cercare la guida di Peck e di Wyler, mi fidavo di loro, e - aggiunse, parlando di Gregory Peck - " mi mise sempre a mio agio prima di girare una scena..." 



Le cronache mondane si divertirono a sussurrare per anni di un love affair sorto tra Audrey e Gregory durante la lavorazione del film, sebbene l'indiscrezione risulti poco verosimile, considerando che all'epoca, Peck aveva da poco incontrato la giornalista francese Veronique Passani, divenuta la sua seconda moglie, e Audrey era ufficialmente fidanzata con James Hanson, erede di un impero finanziario nel campo degli autotrasporti e del petrolio, conosciuto ad un cocktail organizzato a Londra dalla casa di produzione nella primavera del '51.
Sta' di fatto che, qualunque fosse la natura del loro rapporto, Audrey e Gregory Peck formarono una delle coppie piu' affiatate del cinema, dando vita ad una favola rimasta immortale...



















" Quando devo invitare dei veri amici e rivedere insieme a loro un film, non ho dubbi: faccio proiettare Vacanze Romane con Audrey Hepburn" Jhon Fitzgerald Kennedy...
 
Non sempre le favole si avverano, e...
" e a mezzanotte me ne tornero' simile a Cenerentola la' da dove sono evasa"
 Joe: " E sara' la fine di una bella favola"...
E, a questo punto, scoppia in lacrime... Ma Audrey, non riusciva a piangere a comando.
"  Durante l'ultima scena eravamo in macchina, io stavo per dare l'addio a  Greg, ma non ci riuscivo. Dovevo piangere a dirotto, facevo finta di piangere, ma non andava per niente bene. Provarono con la glicerina, ma ancora non funzionava. William Wyler mi fece una sfuriata terribile: " Non sai piangere, per l'amor del cielo? ormai dovresti aver imparato a recitare!" Ero cosi' turbata che cominciai a piangere. Lui filmo' la scena, poi mi abbraccio' forte. Sapeva che non sarebbe servito a niente cercare di farmi piangere a comando. Mi fece piangere e basta".
Siamo ancora negli anni '50, e' troppo presto per realizzare i sogni, e la principessa ribelle torna ai doveri del suo rango...



mentre per la principessa Audrey, in netto anticipo sui tempi, la favola e' appena cominciata...


e il sogno sta' per avverarsi...

 
 
 
 

 
 
 
Scorrazzando per Roma a bordo di una Vespa, aggrappata a Gregory Peck, a venticinque anni vince l'Oscar come migliore attrice protagonista, entrando tra le piu' grandi star di Hollywood di tutti i tempi,ed imprimendosi nella memoria collettiva come un'immagine emblematica degli anni '50.
Nelle vesti della principessa made in Rome, circondata da un'alone di grazia e malinconico mistero,  Audrey da' vita ad un personaggio senza tempo, di cui il mondo non puo' fare a meno di innamorarsi... 
E' nata una stella, e il suo nome e' Audrey Hepburn...




 

Quando sente pronunciare il suo nome, seduta tra la folla dello show business all'NBC Century Theatre di New York, che manda in onda in diretta la cerimonia degli Oscar a Los Angeles, si alza tra lo scrosciare degli applausi, e si perde dietro le quinte, per riemergervi qualche minuto dopo con un sorriso disarmante, mentre Jean Hersholt le porge la tanto ambita statuetta... 



"Non lascero' che questo Oscar mi faccia girare la testa né permettero' che mi distolga dalla mia principale ambizione: diventare veramente una grande attrice..."
Vestita dell'abito di pizzo creato per lei da Givenchy - battuto all'asta a Londra, il 29 novembre 2011- e che considero' sempre il suo " trusted dress", il suo abito fortunato, entra ufficialmente nel mito, e dalla porta principale, facendo sfoggio soltanto del suo indimenticabile fascino e candore...


 
 


E questo e' l'unico abito bianco che indossera' quell'anno, il 1953... Alla fine del '52 ha infatti interrotto il fidanzamento con James Hanson, troppo manipolativo ed infedele, decidendo di dedicarsi completamente alla sua carriera. L'abito da sposa, disegnato e creato per lei dalle Sorelle Fontana, viene donato per il primo matrimonio di una ragazza comune, ed indossato da una delle lavoranti dell'atelier...

 
 
Nel frattempo, ha ripreso la tournée americana di Gigi, confermatasi nuovamente un successo, e, dopo essere stata acclamata dalla critica come la nuova Katharine Hepburn,  il 7 settembre 1953 e il 7 dicembre dello stesso anno, la sua immagine
risplende rispettivamente dalle copertine del Time
 

 e di Life...


"Come nasce il fascino di Audrey Hepburn?", si chiede Life, e nello charme indefinibile di questa ragazzina solitaria, divenuta donna di mondo, trova inequivocabilmente la risposta, decretandola
"simpatica in maniera disarmante, eppure stranamente altera"
"Voglio mantenere la sensazione che stia succedendo ad un'altra, e allo stesso tempo avere un'idea di quel che valgo. Ho sempre cercato di raggiungere cose piu' alte di me, se ci sono riuscita e' perché ho afferrato ogni opportunita' e lavorato sodo. Non e' stato per niente facile... Questo e' il momento piu' difficile della mia vita, ora non sono che una celebrita' creata dalla pubblicita', sono stata creata da chi ha scritto le mie parti, ma hanno fatto di me un'ombra... Non posso acquistare sostanza finche' non e' il pubblico a darmi la sua approvazione"...

Audrey alla prima di Vacanze Romane a New York
Dopo l'Oscar del '53, si susseguono altri premi, tra cui il  riconoscimento del British Academy of Film and Television Arts, e il premio Tony come miglior attrice della stagione a Broadway, eppure l'atteggiamento di Audrey e' sempre immancabilmente improntato ad una grande umilta'. Nonostante i riconoscimenti, il raggiungimento di una notorieta' eccezionale e di un livello recitativo per cui erano spesso necessari anni di lavoro, Audrey non raggiunse mai, nel corso della sua lunga carriera, quella sicurezza che le facesse dimenticare la sua stella polare, umilta' e duro lavoro, e il pubblico la ricambio', amandola...



" Non posso permettere che i premi, o il successo di pubblico, mi montino la testa o mi spingano a lavorare meno... Il successo e' come un'abito troppo grande, e si deve crescere per indossarlo bene. Non direi proprio che io abbia imparato a recitare. Spesso penso che non imparero' mai nulla"...

" Audrey Hepburn fu per me come un tesoro nascosto, trovato su una spiaggia a Montecarlo. Era fragile come un cerbiatto, ma si intuiva una personalita' fortissima dietro quell'apparenza. Non ebbi nessun dubbio, sarebbe diventata una donna molto famosa..." e, a quanto pare, Colette non sbagliava.

Sebbene umile, mai prepotente, e sempre pronta a mettersi in discussione, Audrey non fu mai un burattino nelle mani delle majors. Rimase sempre fedele a sé stessa, sia nell'aspetto che nella scelta dei copioni, non accettando di conformarsi ai canoni imperanti, e dando vita ad un personaggio completamente diverso per quegli anni. Nell'America degli anni Cinquanta nessuno, stampa compresa, aveva mai assistito all'ascesa di una personalita' così diversa, affascinante e profondamente europea. Audrey era unica, ineguagliabile, e dopo il debutto sfolgorante con Vacanze Romane, la Paramount decise di affidarle un altro ruolo rimasto memorabile nella sua carriera e nell'immaginario del pubblico, quello dell'incantevole Sabrina Fair...



                                                                                
    
 
Ispirata ad un poema di Milton del diciassettesimo secolo, dedicato alla dea del fiume Severn, da cui il nome latino Sabrina, Sabrina Fair era originariamente una commedia di Samuel Taylor che avrebbe dovuto debuttare a Broadway nel '53, prima che la Paramount ne acquistasse i diritti per un adattamento cinematografico da affidare a Billy Wilder, regista, tra gli altri, del celeberrimo Sunset Boulevard...
 
Audrey con il regista Billy Wilder e Humphrey Bogart

La favola di Sabrina e' storia nota, figlia di Fairchild, autista della famiglia Larrabee di Long Island,
 
 

 ingenua fanciulla non piu' bambina ma non ancora donna,




 
 
che osserva da un albero la vita degli adulti, innamorandosi segretamente di David Larrabee, giovane e scapestrato playboy di famiglia...
 


 


Inviata a Parigi per studiare cucina alla scuola di un prestigioso chef, diventare una donna, e dimenticare il pericoloso David...


 


 



Memorabile e' rimasta la scena in cui, sullo sfondo del Sacre Coeur, e accompagnata dalla melodia de La Vie en rose, Sabrina confida ad una lettera cosa si cela nel suo cuore...


 
 
 
" E' notte ed e' molto tardi, qualcuno qui attorno sta' suonando La Vie en rose, e' la maniera francese per dire sto' guardando il mondo con degli occhiali colorati di rosa, ed e' esattamente quello che provo io adesso... Ho imparato tante cose qui, e non soltanto come si fa il canar au l'orange o la creme alla Vichy, ma una ricetta molto piu' importante... ho imparato a vivere, ho imparato ad essere qualcosa di questo mondo che ci circonda, senza stare li' in disparte a guardare. Non fuggiro' piu' la vita, e neanche l'amore...
 
 
 


" Sapete cosa si fa il primo giorno che si e' a Parigi? ci si procura un po' di pioggia, una pioggia che non sia troppo forte pero'... E una persona veramente carina, con cui girare in taxi per il Bois de Boulogne... La pioggia e' importante, perché da a Parigi un profumo speciale..."

                                                                                  






Come una Cenerentola moderna ritorna dopo cinque anni, non piu' adolescente ma donna sofisticata,  talmente trasformata da essere diventata irriconoscibile persino allo sguardo del padre, e soprattutto a quello del giovane Larrabee, che non considerandola piu' una ragazzina invisibile, comincia ad interessarsi a lei...


 








 
Ma con il passare del tempo,la giovane donna capisce che qualcun altro e' entrato nel suo cuore, il fratello maggiore Linus Larrabee, spietato industriale a capo dell'impero di famiglia che non ha tempo per i sentimenti, finche' non si innamora di lei, Sabrina...



 

 


Il film, che si prospettava come un successo straordinario, ebbe una lavorazione molto difficile e complessa, sin dalla fase della preproduzione, in cui si profilo' all'orizzonte il primo ostacolo, come scavalcare la supervisione ai costumi dell'implacabile Edith Head... 
" Audrey Hepburn sapeva di essere diventata una stella, e voleva piu' potere decisionale su quel che avrebbe indossato", ammise indispettita la vincitrice dell'Oscar per i costumi di Vacanze Romane, non sapendo che, in realta', il piano costumi era tutt'altro...
 
Quello di cui era all'oscuro, consisteva in un piano perfetto per trasformare l'ingenua Cenerentola di Long Island in parigina sofisticata e sensuale, facendole creare un guardaroba in puro stile francese, e fu così che, nell'estate del 1953, l'ancora quasi sconosciuta Audrey Hepburn - Vacanze Romane sarebbe uscito nelle sale di lì a breve tempo - giunse a Parigi per quella che sembrava una prova costumi, e che avrebbe cambiato per sempre non soltanto la sua vita, ma il look di tutte le donne alla ricerca di liberta' di stile, dando vita ad uno dei sodalizi piu' straordinari ed irripetibili che il connubio tra cinema e moda abbiano mai conosciuto, quello tra Audrey Hepburn e il leggendario Hubert de Givenchy...




Insieme, sanno dare vita alle favole, creano un sogno che dura per sempre, l'incanto che non finisce, l'amicizia di una vita, dando vita ad un nuovo stile, innovativo e chic, che fa di Audrey la perfetta incarnazione di quell'ideale di bellezza e femminilita' rimasto immortale...
                                                                   
                                                                          



"Straordinaria, in ogni senso", raccontera'  Givenchy di lei, ricordando gli anni del loro indissolubile sodalizio. 
" La mia magia era la sua. Donava agli abiti la grazia innata che aveva dentro di sé. A quel tempo vestivo anche altre star di Hollywood, ma nulla di durevole come Audrey. Con lei il lavoro diventava una gioia, c'era qualcosa di straordinario in noi, una complicia' costante... In un certo senso si', e' stata la mia musa... Totalmente leale e vera. Ci sentivamo due volte alla settimana, appena suonava il telefono, sapevo che era Audrey, prima di alzare la cornetta... Spesso era molto breve " non voglio disturbarti", diceva, " ho chiamato soltanto per dirti che ti voglio bene. Ciao" .
E questo era tutto..."


 
 


"Si dice che l'abito non faccia il monaco, ma a me la moda ha dato spesso la sicurezza di cui avevo bisogno. Personalmente, sono dipendente da Givenchy come le donne americane lo sono del loro psichiatra", uno dei memorabili commenti di Audrey, parlando della sua amicizia con Hubert.


 
 


In realta', quell'incontro al numero 8 di rue Alfred de Vigny a Parigi, che avrebbe segnato la vita di entrambi, era avvenuto in sordina, con un giovane Hubert chino sui bozzetti della nuova collezione, che pensava di incontrare una ben piu' famosa madamoiselle Hepburn, Katharine, sorpreso di trovarsi di fronte un fuscello con capelli corti, pantaloni striminziti, ballerine e un cappello di paglia da gondoliere.
Senza troppo entusiasmo, né tempo per disegnarle qualcosa di nuovo, la lascia curiosare tra i modelli della collezione dell'anno passato, e da quell'incontro con la Hepburn sbagliata, nasce un incanto senza tempo...
" E' lei che ' venuta a cercarmi. Era il 1952, a Parigi. Avevo 26 anni ed ero un giovane sarto alla vigilia di una sfilata. Vedendo arrivare questa ragazza giovane e magrissima con degli occhi grandissimi, li' per li' sono rimasto sorpreso, quasi deluso... All'epoca Audrey non era ancora molto conosciuta a Parigi, e voleva assolutamente provare i miei abiti. Ero reticente. Mademoiselle, mi piacerebbe aiutarla, le dissi, ma ho poche cucitrici e sto' lavorando ad una collezione, non posso farle dei vestiti. Mi mostri quello che ha creato per la collezione, rispose lei, sapeva essere molto persuasiva, me ne lasci provare uno, mi disse, e le calzava a pennello, come la scarpina di cristallo in Cenerentola..." 
" Era un'ammaliatrice, una musa ispiratrice di amore e bellezza", ricorda ancora un commosso Givenchy, " malgrado la durezza della sua vita, Audrey aveva saputo mantenere in sé una parte dell'infanzia. E ha passato tutta la vita a volerci trasmettere questa magia. Questo ha fatto di lei una fata, fate simili non scompaiono mai del tutto...
Le bastava fare un sorriso, quel sorriso tutto suo, che sembrava infinito, pieno di malizia e simpatia, e il viso le si illuminava, diventava radioso..."



 
 


La delicata freschezza e l'eleganza innata di Audrey, ne fanno l'ambasciatrice e la musa di quello stile sobrio, semplice e sofisticato che continua ad affascinare le giovani donne di ogni tempo, l'attrice e lo stilista, insieme, non creano soltanto lo "stile Audrey Hepburn", danno vita ad una nuova concezione della moda femminile, superando l'importanza, così in voga all'epoca, dell'enfatizzazione di fianchi e seno, per sottolineare la grazia dei movimenti, sotto la cifra stilistica di discrezione e raffinatezza.
Gli abiti scelti da Audrey in quell'estate parigina del 1953 sono entrati nella leggenda, incarnando quel nuovo stile, essenziale e sofisticato, che si sarebbe affermato nei decenni successivi, dall'elegante completo Glen Cove, in Oxford doppiopetto indossato da Sabrina all'arrivo da Parigi,  


all'abito da sera senza spalline in organza bianca indossato nella scena del bacio con Linus,

 
 
 
al celeberrimo abito da cocktail nero, la cui scollatura, detta "scollatura alla Sabrina", e' entrata nella storia dello stile...
 

 
Fin dall'inizio del suo sodalizio con Givenchy, come era avvenuto con Edith Head, Audrey dimostro' di essere una donna che sapeva quel che voleva. "Era molto precisa, una professionista consumata, non era mai in ritardo e non faceva mai i capricci. Al contrario di molti suoi colleghi, non si comportava come una diva. Prima delle riprese di Sabrina, ero andato a Hollywood per incontrare il produttore e il regista. Poiche' lei era piuttosto magra, dovevo stare bene attento a non disegnare abiti con scollature profonde. "Soprattutto, nascondete la sua scollatura!", mi aveva detto Wilder. Audrey, per quanto la riguardava, se ne infischiava completamente. Disegnavo dei bozzetti che venivano sottoposti alla produzione. Ma anche Audrey voleva dire la sua. Non era una bambina viziata. Sapeva di avere talento, ma il successo non le aveva dato alla testa.
La dolcezza del suo sguardo, i suoi modi delicati mi hanno conquistato immediatamente.
Per me era un angelo con gli occhi da cerbiatta..."
 
 
 
 
 
 

 
"Sapeva esattamente come dar forma alla sua immagine forte e indipendente.
E questo comprendeva anche il modo di vestire...                         
Migliorava sempre gli abiti disegnati per lei, aggiungendovi un piccolo dettaglio personale, che valorizzava l'insieme". 
La loro intesa fu straordinaria, in Audrey Hubert riconobbe la perfetta incarnazione del suo ideale di femminilita' ed eleganza, trovando ispirazione per uno stile fatto di leggerezza e raffinatezza che segna per sempre la filosofia della maison Givenchy. Dopo Sabrina, il loro rapporto e' un crescendo di successi, fino al culmine raggiunto con "Colazione da Tiffany", che celebra la consacrazione definitiva di Audrey Hepburn come icona di stile degli anni '60.
Celebre e' rimasto il primo profumo creato da Givenchy come omaggio e promessa all'amica e alla musa, che ne ispiro' il nome, rispondendo alla proposta di Hubert di mettere in vendita una fragranza in suo onore, dicendo "mais, je l'interdis" e' il mio profumo, lo proibisco... Da allora nacque  l'Interdit, il proibito, per ricordare che quel profumo era stato riservato esclusivamente a lei per un anno intero...

                                                                           
 


" Ci sono poche persone che amo di piu' ", disse Audrey di Hubert. " Fra quelli che conosco, e' la persona con piu' integrità ". Quarant'anni dopo il loro incontro, in una poesia scritta da lei per celebrare il contributo di Givenchy alla moda francese, Audrey lo ricorda con queste parole...
                                                     
                                                        Le radici della sua amicizia
                                                       sempre profonde e potenti.
                                                       I solidi rami del suo affetto
                                                      proteggono coloro che ama.
 
 
 
 
 



Se il successo di Sabrina Fairchild fu dovuto in buona parte alla straordinaria alchimia creatasi tra la grazia di colei che la interpretava, e il talento del giovane mago che l'avrebbe resa un'icona di stile, altrettanto non puo' dirsi per i rapporti instauratisi tra i protagonisti durante la complessa lavorazione.

   
Dopo i rinvii dovuti ai continui rimaneggiamenti della sceneggiatura, l'abbandono della produzione da parte di Samuel Taylor, autore del testo teatrale di Sabrina Fair, che, non apprezzando la riduzione cinematografica della sua delicata ed allusiva commedia, divenuta, a suo dire, grossolana e priva di fascino nella versione datane da Wilder, ritorno' a seguirne la rappresentazione in teatro, Cary Grant, lo spietato Linus Larrabee nell'originario progetto del regista, si ritiro' dal ruolo a poche settimane dall'inizio delle riprese, preoccupato di dover far innamorare, seppure soltanto nella finzione cinematografica, la ventiquattrenne Audrey Hepburn, ritenendola una troppo giovane partner al suo fianco, operazione che invece gli riuscì, riscuotendo un indubitabile successo, l'anno successivo in Caccia al ladro, con una Grace Kelly esattamente coetanea di Audrey...
Fu a quel punto che Wilder offrì il ruolo ad Humphrey Bogart, non soltanto piu' anziano di Cary Grant, ma del tutto nuovo al genere della commedia romantica, per quanto all'apogeo della carriera, e questo non fece che accentuare i suoi contrasti con il regista, alle prese con una sceneggiatura che veniva riscritta prima di ogni scena, e con il co-protagonista, William Holden, considerandolo non alla sua altezza. " Il set era un continuo campo di battaglia", ricordo' Martha Hayer, che interpretava Elizabeth, fidanzata di David Larrabee, " non passava giorno in cui non ci fossero attriti, intrighi,  prese di posizione durante le riprese".
Eppure, niente di tutto questo sembra interferire nella trasformazione della giovane Cenerentola in una sofisticata donna di fascino, capace di conquistare l'uomo che ama, rimasta indissolubilmente legata, nell'immaginario collettivo, al nome di Audrey Hepburn...



 

 





Riuscendo a barcamenarsi agilmente tra le insidie del set,



 
 
 

 

 
Audrey con Marlene Dietrich sul set di Sabrina
 

 
 


le rivalita' tra colleghi,


 
 
 

 
 
e gli inevitabili malumori,
 
 
 
 
 



riesce  ad imporsi con grazia e determinazione, compensando con astuzia sbavature e carenze, dovute alla mancanza di intesa tra i protagonisti. "Eravamo rimasti indietro con la stesura, e una scena con Boogie doveva essere interamente rimaneggiata sul set", ricorda Wilder. " Avevo bisogno di un giorno intero per riscriverla, dovevo guadagnare tempo, andai da Audrey, e le esposi il mio problema". Incurante delle proteste della troupe, comincio' a fare la primadonna, " ho un tremendo mal di testa, per favore, lascia che mi stenda" lasciando trascorrere mezza giornata... " Non le importò nulla di fare brutta figura", ricorda ancora Wilder, " lo fece e basta".



 

 

Il successo di Sabrina fu il successo di Audrey, che fece vivere Sabrina Fairchild con quella leggerezza che un copione confuso e spesso noioso rischiavano di offuscare.

Nel suo stile, assolutamente personale, non si intravvede niente di quello che caratterizza le star hollywoodiane dell'epoca, riservata e naturalmente aristocratica, splendente di freschezza e spontaneita', dietro una solida preparazione e un'esperienza costruita lavorando duramente, Audrey si impone soltanto per il talento, la determinazione, la generosita'.
 
" Dio l'aveva baciata sulla guancia, ed eccola lì...", commento' Wilder, di fronte all'abilita' scenica della sua protagonista...

Dopo la Garbo e Ingrid Bergman si era forse visto qualcosa del genere?

 

 

 

 

"Credo che non sia possibile duplicarla o estrapolarla dalla sua epoca", aggiunse, " era completamente diversa sullo schermo rispetto alla vita reale, guardandoti intorno improvvisamente ti ritrovavi davanti questa cerbiatta, nessuno sul set impiegava piu' di cinque minuti per innamorarsene"...

Sabrina e Givenchy trasformarono completamente Audrey, rendendola un'icona di stile e il simbolo di una nuova identita' femminile, una donna che afferma la sua individualita' attraverso il gusto personale, completamente diverso da quello dominante.

" Questa ragazza potrebbe convincere il mondo che curve e seno non sono piu' di moda", commento' ancora laconico il ben informato Billy Wilder...    


 








  
Ma non fu soltanto per la sua intensita' interpretativa, innovativa e chic, che il personaggio di Sabrina rappresento' un punto di svolta per Audrey. Quel film fu cosi' speciale per lei perché vide nascere durante le riprese la sua storia d'amore con William Holden, scapestrato fratello di Linus Larrabee, alias Humphrey Bogart...


 




Il loro idillio era cominciato all'inizio delle riprese, e da allora erano inseparabili, tanto che Audrey aveva traslocato dal suo albergo sul Wilshire Boulevard, vicino alla Paramount, in un appartamento in cui poter incontrare Holden senza farsi notare troppo,
al riparo da sguardi indiscreti.




 




Fin dal loro primo incontro, Audrey fu completamente conquistata dal fascino virile e dall'umorismo cortese di Bill, trovandolo irresistibile con quegli undici anni d'eta' che li separavano, per Holden Audrey personificava "tutto cio' che piu' ammirava in una donna", tanto da progettare di separarsi dalla moglie Brenda per sposarla.


  
 

 

A separarli non furono né la clausola morale vigente all'epoca nei contratti hollywoodiani, in base alla quale gli attori non potevano offendere la decenza pubblica con la loro condotta privata, pena il licenziamento, né il tempestivo intervento di Brenda, che, avvezza ad ignorare le scorribande del marito, aveva fiutato la minaccia di un pericolo reale, imponendogli inutilmente di troncare la relazione, ma il desiderio di Audrey di creare una famiglia... A fronte della questione dei figli, ne avrebbe voluti tre, quattro o piu', Holden dovette confessarle di essersi fatto sterilizzare anni prima. 

La fine del loro rapporto fu immediata. " Mi innamorai sul serio di Audrey Hepburn", avrebbe confessato Holden in seguito, " ma non volle sposarmi. E cosi' partìi per un lungo viaggio in giro per il mondo, con l'intenzione di avere una donna in ogni paese".

" Hanno avuto entrambi una carriera straordinaria" , riflette' Wilder, ricordando forse con rammarico la storia nata sotto il suo vigile sguardo, " ma non furono felici nella vita privata"...

 


 


 

Prima di cominciare le riprese di Sabrina, il 20 giugno del 1953, nel pieno dei festeggiamenti per l'incoronazione della ventisettenne Elisabetta II, Audrey aveva assistito a Londra alla prima di Vacanze Romane, partecipando a diversi ricevimenti per festeggiare l'evento.
                                                                                                                                                                                       
Audrey at Roman Holiday premiere with Cole Porter

  
 


 

Ad uno di questi ricevimenti, organizzato da Gregory Peck in Grosvenor Square, l'amico e partner di Vacanze Romane le presento' Melchor Gaston Ferrer, attore e regista americano, conosciuto semplicemente come Mel Ferrer.
Di  dodici anni piu' vecchio di lei, alto un metro e novanta, galante e ruvido al tempo stesso, Mel era
l'uomo giusto per far capitolare il cuore di Audrey...

"L'ho incontrato, mi e' piaciuto, l'ho amato... molto semplicemente"...

 

 

 

 

 

 

L'attrazione fra loro e' immediata, dietro l'apparente formalita' del primo incontro, anche se deve trascorrere ancora del tempo perché la loro ardente storia d'amore possa sbocciare sul serio...

 

 

 


 

 

Terminate le riprese di Sabrina, finita la storia con Holden, Mel Ferrer si presenta con il divorzio in una mano - era al suo terzo matrimonio quando si erano conosciuti . e un copione nell'altra, un adattamento della fantasia romantica di Jean Giradoux, Ondine, ispirato, come per Sabrina Fair, ad uno spirito dell'acqua. Affascinata da Mel, la cui lontananza ha acquito l'intensita' del legame nascente tra loro, forse per dimenticare Hollywood e Holden, Audrey accetta di recitare al suo fianco a Broadway, e nel gennaio del '54, mentre una bufera si sta' abbattendo su New York, i due innamorati arrivano al Gorham Hotel di Manhattan per cominciare le prove di Ondine. Nonostante le suite separate, le uscite furtive, l'apparente stupore di Audrey di fronte alla curiosita' dei giornalisti se sorpresi a cena insieme, non e' ben presto piu' un mistero per gli addetti ai lavori che tra loro sia esplosa una intensa passione...

 

 






Il 18 febbraio Ondine, storia dell'omonima ninfa che viene sulla terra e si innamora del cavaliere Hans, debutta a New York , segnando un nuovo successo per Audrey. "Un'interpretazione timidamente adorabile, vibrante, tutta grazia e incanto", decreto' il New York Times. " Il dono di miss Hepburn e' che qualunque cosa dica o faccia e' dotata di un irresistibile fascino", fece eco il New Yorker. " Miss Hepburn da' un'interpretazione magica nella parte di Ondine. E' una giovane di una bellezza estasiante, (...) spontanea nei movimenti, agile e spumeggiante, racconta il cimento umano di Ondine con grazia e candore... Ondine non e' soltanto una creatura incantevole, ma un'idea vivida, e l'interpretazione poteva difficilmente essere piu' chiara ed eccellente" , ancora Brooks Atkinson sul New York Times.

Mel, nel ruolo di Hans, e' ignorato dalla critica, che ritiene la sua interpretazione " inspiegabilmente priva di interesse".
 

Il 1954 segna dunque una prima, profonda svolta nella vita di Audrey, dopo l'Oscar per Vacanze Romane del 25 marzo dello stesso anno, e un riconoscimento equivalente assegnatole dalla British Academy of Film and Television Arts come miglior attrice, le viene assegnato un Tony Award come miglior attrice della stagione a Broadway per Ondine.







Eppure, e' profondamente infelice...
Marian Seldes, che interpretava il ruolo di Berthe in Ondine, ricorda l'atmosfera che si respirava sul palco del 46th Street Theatre. " Audrey aveva messo in ombra Mel, anche se non deliberatamente. E' il destino delle celebrita'... Lui le aveva portato quell'opera, quindi riteneva di essere la mente di tutto il progetto". " Sedevo dietro le quinte, e la guardavo mentre provavamo" rammenta Marian parlando di Audrey, " la  trovavo magnifica, ma, come altre bellissime donne, non pensava che le sue fattezze fossero particolarmente piacevoli, e non aveva un briciolo di vanita' ". Dopo la vittoria alla notte degli Oscar e il premio come miglior attrice teatrale, la situazione peggiora, tanto da far temere un crollo psico-fisico della giovane donna, passata in brevissimo tempo dall'anonimato alle luci implacabili della notorieta'...




 " La pressione su di lei era enorme", ricorda ancora Marian Seldes, " sia da parte della stampa che da parte di Mel. Nonostante le lodi e le manifestazioni d'affetto che le si rovesciarono addosso, sotto sotto era infelice". Mel insisteva perché diventasse la signora Ferrer, ed Audrey esitava, mentre i giornalisti la incalzavano chiedendo spiegazioni sulle voci di un imminente matrimonio...
"Sposarsi e' come firmare un contratto a lungo termine. A meno di conoscere i tuoi sentimenti piu' profondi, non puoi concederti a nessuno. Sto' ancora imparando a conoscermi, non so molte cose, ma imparero'. Ecco perché non voglio essere legata a un posto, o persino ad un uomo", rispondeva immancabilmente, cercando di destreggiarsi tra la curiosita' e i consigli di chi le suggeriva di non sposarsi. Con la valigia sempre pronta, " ho gia' viaggiato molto, e' vero, ma per me e' divino", quello che tiene di piu' a dimostrare e' l'indipendenza. "Sarei molto contenta di passare del tempo nel mio appartamento tra il sabato sera e il lunedi' mattina, ecco quello che penso". 









Ma, in realta', e' sempre piu' innamorata di Mel...





Pur avendo rinunciato a Holden, "non era ancora pronta per Mel", avrebbe ricordato ancora la Berthe di Ondine. Dopo l'ultima replica di Ondine, il suo malessere si aggrava, costringendola ad allontanarsi da New York, per rifugiarsi in Svizzera. Anche durante la fuga in Europa, soffre di quella che veniva chiamata "infelicita' cronica", e che nasconde un malessere piu' profondo, dovuto ai ritmi estenuanti a cui si era sottoposta, e ai primi, sotterranei, conflitti con Mel che, in accordo con la madre, Ella, le sottopone una sceneggiatura dopo l'altra, sostenendo che il ritorno sulle scene sia l'unico rimedio alla sua prostrazione.
Alla fine di quell'estate, in cui confida di aver sofferto di un esaurimento totale mentre si trovava a New York, Audrey capitola, diventando il 24 settembre, sulle sponde del lago di Lucerna, la signora Ferrer... " E' stato il giorno piu' bello della mia vita - dira' Audrey ricordando quel giorno - i sogni e le speranze riposti nel primo matrimonio sono enormi, come le aspettative. Sposare Mel e dare vita ad una famiglia era la cosa piu' importante della mia vita. Se non avessimo avuto bisogno delle mie entrate, avrei abbandonato il cinema il giorno stesso del matrimonio".


 

Dopo una cerimonia civile tenuta in municipio, la coppia si unisce in matrimonio il giorno successivo con una funzione religiosa celebrata secondo il rito protestante, celebrata in una cappella privata del tredicesimo secolo, nella localita' di Burgenstock, al riparo dall'invasione di stampa e curiosi.












  

 

 

 


 

Nel giorno piu' bello, Audrey sceglie di farsi accompagnare dal tocco magico di Hubert, indossando un abito in organza, accompagnato da una ghirlanda di fiori bianchi, appositamente creato per lei dall'amico Givenchy, e ancora oggi ritenuto uno dei piu' begli abiti da sposa mai indossati...

 


 
La luna di miele e' l'occasione per Mel per tornare al lavoro, sta' girando un film a Roma e sceglie una villa ad Anzio in cui lui ed Audrey vivono i primi mesi da marito e moglie.
Fin dall'arrivo nella capitale, la coppia e' letteralmente bersagliata da paparazzi e giornalisti, ansiosi di conoscere anche i piu' insignificanti dettagli della loro vita insieme.







 

 

"Sembravano dei rapinatori di banca che si mettono in salvo", ricorda un paparazzo che ha assistito al loro arrivo a Roma, " sono fuggiti su una macchina dello studio, seguita dalle auto dei giornalisti lungo l'Appia Antica, fino ad una grande villa sulle colline di Anzio.

Prima che la barriera si richiudesse, i paparazzi in delirio hanno rotto il cordone di domestici, bussando alla porta e alle finestre in attesa di un'apparizione. 

Alla fine i Ferrer cedono alla ferocia dell'assedio, posando per alcuni istanti"... 

 





 

 

Mentre Mel sembra trovarsi terribilmente a suo agio nel ruolo di Mr. Hepburn, rispondendo affabilmente alle domande della stampa, che gia' comincia a pregustare i possibili retroscena,

Audrey interrompe con fermezza la discussione, incurante dei flash che continuano a crepitare intorno a loro.

"E' il nostro matrimonio, non quello del pubblico".

Decisa a difendere la felicita' duramente conquistata, nella villa di Anzio conduce una vita assolutamente libera, dedicandosi ad un serraglio di cuccioli ed imparando a cucinare all'italiana,

 


 

mentre spera in una gravidanza tempestiva...

 




 



 " Credo che il matrimonio e l'arte debbano crescere insieme. La cosa da non dimenticare mai e' che sia l'uno che l'altra richiedono un profondo impegno... quando mi sono sposata con Mel, ho deciso che tutte le volte che dedichero', diciamo tre mesi di fila alla mia professione, ne dedichero' altri tre alla mia vita di moglie. Dopotutto, anche Mel ha i suoi problemi, e che razza di moglie sarei se, quando torna a casa e ha voglia di confidarsi con me, fossi troppo concentrata sulle mie ambizioni per parlare con lui di qualcosa che non mi riguarda direttamente?"  
La separazione dei suoi genitori l'aveva segnata profondamente, e la sua paura piu' grande fu sempre quella del fallimento matrimoniale, insieme a quella di far soffrire i figli che tanto desiderava, come aveva sofferto lei, bambina.
"Per Audrey la carriera venne sempre al secondo posto. Non ebbe mai la smania di diventare una stella del cinema, come molte altre sue colleghe, le importavano soltanto la felicita' personale, la pace, l'amore, i figli, un marito da amare e da cui essere amata", ha ricordato Henry Rogers, che dopo il matrimonio, e su suggerimento di Mel, divenne suo agente pubblicitario e buon amico.
" Sebbene adorasse recitare, desiderava lavorare meno, e avere piu' tempo per sé.
Era colma d'amore... Mel era colmo d'ambizione, per lei come per sé stesso".
Come altri che conobbero Audrey e lavorarono con lei, Rogers aggiunse: "Raramente la vidi felice. Non era un segreto che con Mel non lo fosse".



 

 
 



King Vidor, celebre regista che li avrebbe diretti entrambi in Guerra e pace, si fece un'idea molto precisa sulla natura del loro rapporto." Ebbi la sensazione che Audrey avesse bisogno di qualcuno che prendesse le decisioni per lei. Sapeva cosa fosse giusto per lei. Sapeva quanto lei dovesse ricevere come compenso. Credo che Mel incassasse lo stipendio di Audrey personalmente".
Le voci di un presunto dominio psicologico esercitato da Mel su Audrey cominciano a circolare nei mesi successivi al matrimonio, affermando che Mel l'avrebbe indotta ad accettare esclusivamente films nei quali potesse recitare da protagonista accanto a lei. 

                    


                 



"Non era a suo agio e si risentiva quando le parlavo della necessita' di rilasciare un'intervista, o prendere parte ad un servizio fotografico", ricordava ancora Rogers, "cercai di non spingerla a partecipare a troppe attivita' pubblicitarie, perché compresi che si trattava di compiti gravosi per lei.
Mi trovavo spesso in una situazione imbarazzante, preso tra il desiderio di Mel, che voleva  costantemente puntati sulla moglie i riflettori dei media, e la riluttanza di Audrey a qualsiasi esposizione".    





Durante la luna di miele, comincia a prendere parte alla campagna promozionale per il lancio europeo di Sabrina, raggiungendo dapprima l' Olanda, in cui la sua apparizione scatena l'entusiasmo pericoloso della folla, tanto che lei e Mel sono costretti ad allontanarsi,  







e comparendo il quattro febbraio a Parigi, in tempo per far coincidere la prima francese del film con la settimana delle sfilate. La conferenza stampa al Ritz, durante quella che sembra una scena rubata da Vacanze Romane, suscita un'enorme interesse e clamore, come ogni sua uscita in pubblico.












Comincia a rendersi conto che la sua vita e' cambiata da quando, soltanto l'anno precedente, veniva immortalata mentre aspetta l'autista della produzione alle sei e mezzo del mattino,



 

con l'aria addormentata della ragazzina che si e' appena alzata dal letto, o girava in bicicletta per Beverly Hills, in pantaloni capri rosa e camicia da uomo annodata intorno alla vita, senza essere consapevole del suo fascino.





In un'intervista a Dominik Dunne su Vanity Fair, dichiara candidamente di essere stupita dell'emozione che suscita. " Assolutamente tutto mi stupisce. Mi meraviglia che mi si riconosca per strada, mi dico beh, bene, assomiglio sempre a me stessa... E' qualcosa che non capisco".
Nel frattempo, Sabrina viene candidato a sei premi Oscar, due a Billy Wilder per sceneggiatura e regia, uno a Audrey come miglior attrice, e uno a Edith Head che aveva fatto la supervisione ai costumi. Dopo le riprese, Audrey aveva invitato Givenchy ad assistere all'anteprima del film. Furono entrambi stupiti nel leggere, nei titoli, soltanto il nome di Edith Head. "Proiettarono il film, e il mio nome non era menzionato da nessuna parte", ricordo' anni dopo lo stilista. "Immagina se mi avessero dato credito per Sabrina allora, all'inizio della mia carriera... sarebbe certo stato un buon aiuto! ma non importa, passo' qualche anno e tutti seppero. Comunque, cosa avrei potuto fare? In fondo non mi importava veramente... ero contentissimo di vestire miss Hepburn!"
Incredibilmente, Billy e Audrey persero, l'Oscar ando' a Grace Kelly per Ragazza di campagna, ma Edith vinse. Ritiro' il suo sesto Oscar, dopo aver disegnato soltanto un abito per quel film,



 
 
pronunciando semplicemente un "Grazie", e senza nominare minimamente Hubert de Givenchy né quella sera né mai. " Edith credeva sempre di aver disegnato tutto lei", ricordo' un agente di Billy Wilder, "era nota per non dare alcun credito ai suoi assistenti, anche quando non aveva fatto nulla".
L'uscita di Sabrina negli Stat Uniti e in Europa  si conferma un'immancabile successo, consacrando Audrey come nuova icona di bellezza e stile. Tutti i piu' grandi fotografi del momento, da Avedon a Beaton, da Irving Penn a Beauchamp e Wilding e Willougby, celebrano quello che viene definito lo "stile Hepburn". 

Bob Willoughby

 

Irving Penn
 

Cecil Beaton
 

Jack Cardiff
Anthony Beauchamp


Anthony Beauchamp




Cecil Beaton


Cecil Beaton

 

Cosmopolitan, Richard Avedon
 

Harper's Bazaar Magazine, Richard Avedon

 

Audrey sul set fotografico con Richard Avedon

 

Nel frattempo, cominciano le trattative per quello che avrebbe dovuto essere un colossal dal sapore epico, la trasposizione del romanzo di Tolstoj che narra l'invasione napoleonica in terra di Russia, Guerra e pace.
 



Dopo l'incontro con King Vidor durante una vacanza a Saint Moritz,  Audrey e Mel invitano a cena Carlo Ponti e Dino De Laurentiis con le rispettive consorti, Silvana Mangano e Sophia Loren, prossima signora Ponti, proprio mentre il regista stava firmando con loro e con la Paramount l'accordo per la realizzazione della pellicola.
Consapevoli dell'ascendente esercitato da Mel sulla moglie, e decisi ad averla per il ruolo di Natasha, intorno alla quale si snoda il tema morale e psicologico della storia, Ponti e De Laurentiis proposero a Vidor di affidare a Ferrer la parte del principe Andrej, sicuri che in questo modo anche Audrey avrebbe accettato di prendere parte alla produzione.



Da parte sua, Vidor desiderava Audrey per interpretare la sua Natasha piu' di chiunque altra.
"Dall'inizio delle riprese del film, e forse prima ancora di decidere di farlo, nessuna attrice mi sembrava perfetta quanto Audrey per questo ruolo...era impensabile che la parte di Natasha fosse interpretata da un'altra attrice se non Audrey Hepburn. E' dotata di una grazia, e si muoveva sul set con quell'intelligenza istintiva dei gesti e di un senso del ritmo che fanno la felicita' del regista".
"Ogni volta che mi si pone la domanda piu' imbarazzante che ci sia, quale preferisci tra le attrici che hai diretto, l'unico nome che mi viene in mente e' quello di Audrey Hepburn".


 
 
 
 
 



Piu' per accontentare il marito che per una sua ambizione, e per bisogno di denaro che il loro tenore di vita richiedeva, Audrey accetta di interpretare la parte di Natasha, ottenendo un'indennita' pari a trenta volte quello che aveva ricevuto per Sabrina, il piu' alto compenso mai ricevuto da un'attrice fino ad allora.
 Il regista Michael Powell, che in quel periodo va a fare visita a lei e a Mel nella loro villa vicino a Roma, si accorge del forte sentimento che lega Audrey a Mel, e del controllo scrupoloso che esercita su di lei. "Era sinceramente innamorata di lui", scrive Powell, "Audrey e' il tipo di donna che da' tutto o niente. Non so come Mel fosse riuscito ad accendere quella fiamma, ma bruciava, eccome se bruciava"...
Robert Wolders, compagno di Audrey negli ultimi anni di vita, spiega che " Audrey in qualche modo subiva il fascino di Mel perché era come un padre per lei. Qualcuno dice che lui abbia abusato della sua fiducia, ma non credo sia andata cosi'. Se sceglieva lui quali parti erano giuste per lei, era perché Aidrey glielo chiedeva. E' vero che aveva preso il controllo della sua vita, ma lei voleva essere protetta e di Mel si fidava. In un certo senso, ha fatto cosi' anche con me".
Prima delle riprese di Guerra e pace, Audrey scopre di essere incinta, e Dino de Laurentiis non esita a rinviare l'inizio della lavorazione, previsto per l'inverno, alla fine dell'estate di quell'anno.
" Per me non c'e' niente di piu' importante che avere dei bambini. L'ho sempre pensato. So che quest'esperienza e' diversa  per ogni donna e non esprimo giudizi. Ma non riesco ad immaginare qualcosa che nella vita di una donna sia piu' importante. So che ci sono milioni di donne - con o senza figli- che hanno altre priorita'. Ma per quanto mi riguarda non ho mai dovuto farmi dele domande. Volevo avere dei figli piu' di qualsiasi altra cosa a al mondo". 
A marzo, poche settimane dopo aver ricevuto la notizia di essere incinta, Audrey ha un aborto spontaneo. " In quel momento stavo per impazzire", ha dichiarato anni dopo. " Volevo annullare il film, volevo annullare la mia vita, ho continuato per Mel. Pensava che le riprese mi avrebbero costretto ad uscire dal mio dolore, e io mi dicevo che sarebbe stato positivo per la sua carriera. Non sono sicura che il film ci abbia permesso di raggiungere l'uno o l'altro di questi scopi, ma ci aiuto' a superare un momento difficile e ci riavvicino' ". 





Impresa titanica realizzata con grandi mezzi e scene di maestosa grandiosita', il film, a detta della critica, non riesce a trasmettere quella singolare vitalita' ed autentica dimensione sentimentale che caratterizza il capolavoro di Tolstoj, monumentale affresco di storia, descritto attraverso un'enorme varieta' di personaggi, oltre cinquecento, di ogni estrazione sociale.  Anche il personaggio interpretato da Audrey, sulla base di una parte poco convincente e scritta male, viene ritenuto da gran parte dei critici privo di spessore, ed incapace di esprimere quel percorso di maturazione che rappresenta il senso dell'intero romanzo.





" Avevo riposto grandi speranze in Guerra e Pace", ricorda Audrey, " ma, in un film in costume, l'importanza dei personaggi e' secondaria rispetto alla narrazione storica. Sotto molti aspetti, la dimensione umana si perde nell'enormita' delle prospettive".



Descrive Natasha come il ruolo piu' difficile che abbia mai interpretato.
" Ho fatto Guerra e Pace vestita di velluti e di pellicce in pieno agosto. Nella scena della caccia, in cui indosso una divisa pesante con un alto cappello, la famiglia attraversava a fatica un grande campo sotto il cocente sole romano, quando, tutto d'un tratto, il mio cavallo e' svenuto. Mi hanno rapidamente liberato dalla sella, quindi non mi e' scivolato addosso. La gente dice che sono forte come un cavallo, ma io sono ancora piu' forte. Io non sono svenuta. Il cavallo si'"...






Le riprese, durate da luglio a novembre, si rivelano estremamente complesse e faticose, tra la calura estiva degli esterni e il funzionamento intermittente degli impianti dell'aria condizionata all'interno dei teatri di posa di Cinecittà, in cui vengono ricostruite le cupole di Mosca, gli interni dei palazzi, e le scene di delle marce invernali sotto tonnellate di neve artificiale.  Nonostante i ritmi estenuanti, Audrey incarna alla perfezione la Natasha descritta da Tolstoj, " Non bella, ma vivace, con gli occhi neri, con la bocca grande, con le sue spallucce infantili scoperte, spuntate fuori dal giubbetto per la rapida corsa, con i suoi riccioli neri gettati all'indietro, le sottili braccia nude (...) era questo Natasha, un piccolo miracolo di candore e grazia giovanile". Jeremy Brent, che nel film interpreta il fratello minore di Natasha, resta incantato dalla fragilita' di Audrey, la stessa del personaggio creato da Tolstoj..    
 
 
 


"Quando sono arrivato a casa loro, Mel mi e' venuto incontro. Tutto d'un tratto, sotto il suo braccio destro, e' apparsa una ragazzina completamente struccata che aveva l'aria di avere sedici anni appena, una bambola di porcellana di squisita delicatezza. Ero stregato. Ricordo di essere andato a nuotare con loro, e di aver sbattuto la testa contro il bordo della piscina per quanto ero intento a guardarla".
Preoccupata per le scene a cavallo, impara a stare in equilibrio sopra un pony allevato in Russia, sta' in piedi per ore nei grandi saloni dei palazzi russi, ricreati negli studi nei minimi particolari, riproducendo le figure dei balli della corte imperiale, e mantenendo quell'aura romanticamente energica per tutta la durata di riprese lunghe e complicate.



 

 


 



 


 
 

L'intera compagnia si rivolge a lei per ricevere incoraggiamento, non sapendo che, dietro all'apparente serenita', maschera uno stato d'ansia costante per la sua interpretazione. 




 
                                                                            


Si impunta esigendo sistematicamente che Givenchy approvi i ventiquattro costumi che indossa nel film, pretende di essere pettinata e truccata soltanto dalla coppia di Alberto e Grazia De Rossi, che l'accompagneranno nel corso di tutta la sua carriera cinematografica, durante la famosa sequenza del ballo indossa un abito scollato che ne mette in evidenza la magrezza, provocando le ire di Jack Cardiff, operatore di Vidor, e di De Laurentiis, alla vista dei filmati, perché rifiuta di indossare un collier che le nasconda l'ossatura. 

 


"Fu molto sciocca", secondo l'opinione di Cardiff, " non c'era alcun bisogno di far vedere le clavicole"...
Se la lavorazione di Sabrina si era rivelata ardua per i continui contrasti tra i protagonisti, quella di Guerra e pace e' grandemente appesantita da ostacoli di natura logistica, e risente di una notevole approssimazione nella fase di preproduzione. Quando cominciano le riprese, la sceneggiatura non e' ancora pronta, il romanzo di Tolstoj viene tagliato a "fette", ognuna delle quali affidata ad un gruppo diverso di sceneggiatori, con il risultato di dar vita ad un testo disorganico, privo di uniformita' stilistica, che il regista Vidor fa riscrivere da cima a fondo da tre sceneggiatori americani, Bridget Boland, Robert Westerby e Irwin Shawn. 




" In Italia, qualsiasi conversazione assomiglia ad una discussione", avrebbe ricordato, parlando a proposito delle dispute insorte sul set. " Ho capito subito che, se non cominci ad urlare, non ottieni niente. Allora anch'io mi sono messo a gridare. Anche Henry Fonda - che nel film interpreta il ruolo di Pierre, il vero amore di Natasha - talvolta gridava...  Audrey no, lasciava che fosse Mel a gridare al posto suo"... 




Nei panni di una delle grandi eroine della letteratura, in uno dei ruoli che l'hanno resa indimenticabile, Audrey non desidera altro che lasciare Roma...
" Da quando le scene con Mel furono finite, il film per me divenne noioso".  





Terminata l'avventura romana di Guerra e Pace, i Ferrer prendono rapidamente il volo per Parigi, in cui Mel comincia a lavorare al film successivo, una produzione diretta da Jean Renoir con la partecipazione di Ingrid Bergman.   
                                                                 


Ed e' proprio nelle lussuose stanze della suite all'Hotel Raphael, in cui lei e Mel alloggiano per tutto il tempo della loro permanenza a Parigi, che Audrey accetta la proposta della Paramount di girare un musical accanto a quello che viene unanimemente considerato uno dei piu' grandi ballerini del XX secolo, Fred Astaire... "Realizzo il sogno della mia vita", cinguetta al telefono con la famigerata Luella Parson, una delle penne piu' affilate di Hollywood, di quelle capaci di creare una star o di far precipitare rovinosamente ed anzitempo una carriera.
 


Funny Face, conosciuto anche con il titolo Cenerentola a Parigi, racconta la storia di un'ingenua commessa di libreria del Greenwich Village, con la passione di una corrente filosofica detta empaticalismo,  notata da un fotografo di moda viene trasformata in modella da passerella per le collezioni francesi, e, rivestita del fascino delle creazioni di un magico stilista, che nella realta' ha il nome e l'abilita' di Givenchy, diventa una stella e si innamora, tardivamente ricambiata, del suo pigmalione...
 
 
 
 
 


Dato che lo snodo romantico della storia e' ambientato a Parigi, - celebre ne e' rimasta la scena finale, girata sullo sfondo della Tour Eiffel, sulle note di Bonjour Paris -  Audrey ottiene dalla produzione di poter restare nella Ville Lumiere per girare gli esterni, senza allontanarsi da Mel.






Nonostante il film risulti un prodotto ben confezionato, con scene abilmente costruite, creazioni fantasiose intervallate a sequenze musicali, immortalate dal genio fotografico di Avedon, e che divenne uno dei film che Audrey ricordava con piu' affetto, malgrado il nocciolo della sceneggiatura sembri piuttosto inconsistente, intrecciando satira e celebrazione dell'alta moda con la parodia dell'intellettualismo beat anni '50, il tutto condito in salsa romantica, le premesse della sua lavorazione non furono promettenti, rischiando di non farlo venire alla luce.


Audrey sul set fotografico con Richard Avedon per Funny Face


Secondo alcuni biografi, i produttori avrebbero convinto Audrey ad accettare la parte, rivelandole che Fred Astaire avrebbe acconsentito a prendere parte al film soltanto avendo lei come partner, mentre Fred Astaire, nelle sue memorie, afferma esattamente il contrario, sostenendo che Audrey non avrebbe accettato di interpretare il ruolo femminile senza la garanzia di avere lui come partner.
In realta', come ha ammesso lo stesso Fred Astaire, si trattava di una vera e propria guerra, dato che la Paramount non aveva alcuna intenzione di prestare Audrey alla MGM, titolare dei diritti del progetto, né voleva cedere Fred Astaire, sotto contratto per due film, e lo stesso per i diritti musicali della colonna sonora composta da Gershwin, appartenenti alla Warner Bros.
"Non si capiva come uscire dall'impasse della situazione", avrebbe ricordato Fred Astaire, " non smettevano di dirmi che era impossibile arrivare ad un accordo tra le parti, tuttavia sapevo che bisognava arrivarci, prima i poi, Audrey teneva a fare questo film, e' una donna determinata che sa quello che vuole e segue la strada che si e' prefissata. Ordinai al mio agente di annullare tutte le mie precedenti scritture, bisognava che aspettassi Audrey Hepburn. Aveva espresso il desiderio di lavorare con me, e io ero pronto. Questa poteva essere forse la sola occasione di lavorare con la grande, adorabile Audrey, e non avevo intenzione di lasciarmela sfuggire. Punto e basta". 
Dopo due mesi di prove di canto e ballo e sedute di registrazione dei brani, le riprese cominciano nei teatri di posa della Paramount a Los Angeles.








L'impegno di Audrey e' estenuante, eppure sembra mossa da una determinazione che non traspare quando Mel e' accanto a lei. Ogni mattina arriva allo studio di Roger Edens per provare la sua canzone al pianoforte, poi raggiunge il regista Stanley Donen per gli arrangiamenti, e finisce la giornata in sala prove per perfezionare i passi di danza.
" Era molto seria", ricorda Kay Thompson, che nel film interpreta la direttrice di una rivista di moda, " stava compiendo un'impresa monumentale in pochissimo tempo".
Celebre e' rimasta la scena in cui si esibisce in un assolo di danza moderna nelle atmosfere fumose di un club di esistenzialisti parigini.





"Era brava... era molto brava", avrebbe ricordato lo stesso Fred Astaire. " Mi piace quasi tutto il film. Si', un buon film"...





"C'e' una scena in cui cantiamo e balliamo "He loves and she loves", quando danziamo nel bellissimo prato fuori Parigi. E pioveva, pioveva, pioveva... non abbiamo potuto girare per quasi due settimane. Cercavamo di girare, ma il prato era sempre piu' scivoloso, finche' alla fine siamo stati costretti a girare comunque, e improvvisamente e' venuto fuori il sole... Ma il prato era sempre fango, era tutto fango, difficile lavorarci. E la piccola Audrey dice " Ecco, ho aspettato vent'anni per ballare con Fred Astaire, e cosa mi ritrovo? Fango!!". Il mio commento preferito di tutti i tempi.  Semplicemente fantastica, santo cielo, e' adorabile"...








Ma il sole sul giardino delle Tuileries non servi' a migliorare la realta' dei rapporti dietro le quinte... Fin dal primo giorno di riprese, Audrey, che pure ha descritto il loro primo incontro in termini idilliaci, ricordando "la grazia inimitabile e la leggerezza incomparabile con cui mi letteralmente sollevato da terra", si senti' in soggezione nei confronti di Fred Astaire, e lavoro' il doppio per accontentarlo, ma lui si risenti' per l'affetto che suscitava in Donen e nell'intera troupe, sapendo che la produzione si sarebbe prodigata per accontentarla. " Audrey e' una signora che ottiene sempre quello che vuole", amava ricordare.

 

 



 

 
 

 


Durante la lavorazione del film, Audrey compi' ventisette anni, Fred Astaire festeggio' il suo cinquantasettesimo compleanno. Questo acqui' le acredini, perché, a detta della stessa Kay Thompson, " Fred era impaziente, e temeva di sfigurare in fianco ad Audrey, voleva apparire grande ai suoi occhi". Astaire, e non il regista, interrompeva le scene di ballo con Audrey. " Cosa fai?", le chiedeva ad alta voce indispettito...





" Quelle scene a Chantilly, in cui Fred e Audrey ballano sulla zattera...", ricorda ancora Kay, " Fred la interruppe quattro o cinque volte proprio nel mezzo della scena, dicendole "Ma cosa fai?",




completammo la scena soltanto dopo che ebbe strillato per un quarto d'ora...". Quella sera Audrey confido' a Kay di trovare il lavoro con Fred " un po' pesante", ma non lo disse mai in pubblico.
Nonostante le incomprensioni e le cadenze della favola, Cenerentola a Parigi mantiene un fascino ineguagliabile a piu' di mezzo secolo di distanza, confermandosi uno dei film piu' innovativi e brillanti degli anni cinquanta, oltre ad una delle migliori interpretazioni giovanili di Audrey Hepburn, leggiadra come Campanellino accanto ad un intrigante Peter Pan...